Comunicato Greenpeace
GREENPEACE:
LE MICROPLASTICHE NEI PRODOTTI PER L’IGIENE PERSONALE CONTINUANO A CONTAMINARE
L’AMBIENTE
ROMA,
22.07.16 – L’utilizzo di microsfere di plastica in prodotti per l’igiene
personale continua ad avere un pesante impatto ambientale sui fiumi e gli
oceani del Pianeta, e sugli animali che li abitano. È
quanto emerge dalla classifica con cui Greenpeace East Asia ha valutato in base
all’utilizzo di queste particelle i trenta più importanti marchi internazionali
di prodotti cosmetici e per l’igiene personale.
«Questa classifica
prova che l’intero settore sta facendo molto poco per risolvere questo grave
problema ambientale», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna
inquinamento di Greenpeace Italia. «Le aziende sostengono di riuscire a gestire
il problema ambientale delle microsfere, ma questo è falso, come dimostra il
rilascio quotidiano negli oceani di miliardi di microsfere contenute nei
prodotti per la cura e l’igiene personale».
A causa
delle loro piccole dimensioni, queste particelle non vengono filtrate dai
sistemi di depurazione delle acque e pertanto finiscono direttamente nei fiumi,
negli oceani e risalgono la catena alimentare, contaminando gli ecosistemi
naturali.
Come
evidenzia la
classifica di Greenpeace East Asia, sono quattro le aziende che si stanno
impegnando maggiormente per eliminare le microsfere dai propri prodotti:
Beiersdorf e Henkel (Germania), Colgate-Palmolive e L Brands (Stati Uniti).
Altre aziende, come le statunitensi Revlon, Amway e Estee Laudeer, hanno
mostrato uno scarso impegno e pertanto occupano gli ultimi posti in classifica.
Tuttavia è necessario sottolineare che nessuno dei 30 marchi internazionali
presi in esame ha soddisfatto tutti i criteri di valutazione necessari per
garantire la protezione dei nostri mari dall’inquinamento da microplastica.
«Al netto degli
impegni delle singole aziende, sono necessari provvedimenti legislativi urgenti
che vietino immediatamente l’utilizzo delle microsfere in tutti i prodotti per l’igiene
personale, evitando così che queste particelle continuino a inquinare gli
oceani», conclude Ungherese.
Alcuni Paesi, tra
cui gli Stati Uniti, hanno già vietato l’utilizzo delle microsfere nei prodotti
per l’igiene personale a partire dal 2017. In altri Stati come Taiwan, Regno
Unito, Australia e Canada sono in discussione proposte normative per proibirne
l’uso. In Italia, invece, grazie anche all’impegno dell’Associazione Marevivo,
solo poche settimane fa è stata presentata una proposta di legge per vietare
l’utilizzo di queste microsfere in cosmetici e prodotti per l’igiene personale.