mercoledì 5 agosto 2015

Casco in bici: l'Australia ci riflette, i ciclisti diminuiscono

Una delle più annose e troppo spesso strumentali questioni sulla sicurezza dei ciclisti riguarda l'uso del casco. Si invocano da più parti leggi che lo rendano obbligatorio, quando le statistiche e i test dimostrino la sua quasi totale inutilità in molte tipologie di sinistro, fermo restando che se cadi in terra il casco potrebbe essere utile, come potrebbe esserlo anche una ginocchiera o una gomitiera.

Australia e Nuova Zelanda sono tra i pochi Paesi ad aver reso obbligatorio il casco in bici per tutte le età e tutte le situazioni. Il risultato è stato che aquesti obblighi hanno offerto un argomento a favore di chi è contrario al casco. Nelle statistiche, il numero di morti e feriti è diminuito soltanto perché queste restrizioni hanno drasticamente ridotto il numero di usa la bici. I gruppi di ciclisti autraliani ora si stanno battendo per cambiare questa legge. Ora il senato federale australiano ha commissionato un ampio sondaggio tra gli australiani - che rterminerà il 24 agosto - per capire qual è l'orientamento prevalente fra le persone che usano o potrebbero usare la bicicletta. La ricerca, in realtà, è più ampia e riguarda la "scelta personale e l'impatto sulla comunità", ed è nota anche come indagine sullo "Stato balia" (anche se questa definizione mi pare non proprio imparziale). Il senatore Leyonhjelm che ha promosso lo studio ha preso come caso emblematicop proprio la legislazione riguardante il casco in bici. 

Gli australiani sono invitati dai loro parlamentari a partecipare alla discussione e anche a intervenire di persona al senato federale (qui il link per maggiori dettagli). Sì, lo so, anche voi lo stavate per dire: proprio come in Italia. 

 


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