mercoledì 13 dicembre 2017

In Italia muore un ciclista ogni 32 ore, ma non prendiamolo per i fondelli

Leggo con raccapriccio l'agenzia Agi di stamattina alle 7.25 che riprende acriticamente uno studio di Facile.it, portale che offre servizi vari e il cui core business sono le assicurazioni per l'automobile. L'argomento è la morte dei ciclisti sulle strade italiane, un tema purtroppo di triste attualità da diversi anni. Il titolo è "In Italia muore un ciclista ogni 32 ore. Ecco le 5 imprudenze (+1)". Il modo di trattare una faccenda tanto tragica è a dir poco grottesco, anche perché gli incidenti sono in aumento del 9,6% in un anno. Colpa degli automobilisti 'arroganti' e delle strade insicure. Ma spesso il pericolo viene dalla troppa sicurezza di chi sta sulle due ruote, con gravi conseguenze esistenziali, sanitarie ed economiche. Fra questo ultimo aspetto rientrano gli indennizzi che le assicurazioni devono corrispondere alle famiglie di ciclisti ammazzati. Se, come dice il comunicato dell'Agi, i numeri parlano chiaro, ossia che ogni 32 ore sulle strade italiane muore un ciclista, non altrettanto può dirsi delle osservazioni e dei consigli propalati dal sito Facile.it e riportati dall'Agenzia giornalistica Italia. 
Analizzo il comunicato per svelarne l'infondatezza logica e statistica, riprendendone alcuni passaggi.  

"...Ma non sempre prestando attenzione alle regole del codice della strada e, anche per questo [in quale statistica Istat si trova questo dato non lo sappiamo, n.d.r.] gli incidenti mortali che coinvolgono ciclisti sono aumentati secondo l’Istat del 9,6% in un anno".

L'articolo passa a esaminare le 5 imprudenze più comuni del ciclista. Facile.it ha realizzato un sondaggio lo scorso novembre, interpellando un campione di quasi mille italiani maggiorenni. Vediamo le cinque leggerezze più comuni che causano la morte di un ciclista ogni 32 ore. 

"1. Biciclette sprovviste di faretti e catarifrangenti (87%)": il dato è sospetto, è vero che le bici da corsa spesso non montano questi apparati obbligatori, ma tutte le altre all'acquisto montano sicuramente i catarifrangenti, obbligatori per legge. È ovvio che i fari siano fondamentali se si gira di notte, il dato dell'87% a me appare esagerato, ma diamolo pure per buono. 
"2. Mancato utilizzo del casco (71%)": che il casco non serva a niente in un incidente per strada lo sanno tutti. Studi scientifici confermano che serve a proteggere per cadute a meno di 25 Km/h (se si cade da soli, ovviamente).  È il ritornello preferito per addossare al ciclista una parte della responsabilità. Quindi la domanda è malposta. Si sa che molti non utilizzano il caso, ma il fatto che non lo facciano non è un indicatore di rischio per il ciclista. Ci sono ben altri pericoli per strada, assicurati anche dal portale Facile.it. Pensiamo agli ecomostri chiamati Suv e ad altre schifezze.

"3. Assenza dello specchietto retrovisore, presente solo su 3 bici ogni 10". Questa cosa fa ridere a crepapelle. Per dare addosso al ciclista, si va a cercare un accessorio poco utilizzato sulle bici, secondo me a ragione, perché non serve a niente guardare dietro in uno specchietto, quando i pericoli arrivano da ogni lato e ci può voltare a guardare con un minimo di pratica. 

"4. Zig zag fra i pedoni sul marciapiede". Qui altre risate (amare). Cioè secondo loro zigzagare fra i pedoni sul marciapiede sarebbe causa di morte per il ciclista. Veramente stupidi.

"5. Passeggiate senza giubbotto catarifrangente". Da quando lo hanno inventato, questo è un cavallo di battaglia, come accade per il casco. Una volta addirittura hanno proposto il giubbetto catarifrangente anche per i pedoni.  Da Codice della strada, nelle strade extraurbane il giubbetto è obbligatorio quando è buio. Punto

Dove veramente le mie esperienze stradali pluriennali di ciclista in città hanno un sobbalzo è quando arrivo al sesto pericolo, che secondo Agi-Facile.it è "la troppa sicurezza di sé". Non ho mai avuto alcuna forma di sicurezza in mezzo alla strada, MAI, quindi capisco che questo testo è stato redatto e rimaneggiato da persone che non vanno in bici e non ci sono mai andate. Le ultime statistiche sono esilaranti. Elenco a caso:“Il 9% degli intervistati porta con sé anche passeggeri maggiorenni". ma dove li mette? "Il 4% si lascia trainare da un amico in auto tenendosi alla portiera”. Dati altamente improbabili, anche un bambino ciclista se ne accorgerebbe. Le statistiche sulle morti dei ciclisti sono troppo drammatiche per sopportare questo tipo di giornalismo, e anche i sondaggi di Facile.it fatti in questo modo.

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