lunedì 29 febbraio 2016

Il Letatlin, la bici aerea

Il Letatlin venne costruito nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche da Vladimir.Evgrafovich Tatlin (Влади́мир Евгра́фович Та́тлин, 1885-1953), fra il 1929 e il 1933.


L'artefatto era ispirato dalla passione dell'artista per il volo, gli uccelli e gli insetti, all'interno di una concezione di una società guidata collettivamente, secondo principi egualitari, in cui l'arte aveva lo scopo di servire il popolo - e al popolo - anche attraverso una serie di esperienze liberatorie e mistiche totali. 


Влади́мир Евгра́фович Та́тлин
In questo caso, l'oggetto dell'emancipazione era una macchina che avrebbe dovuto liberare l'uomo dalla schiavitù dell'attrazione gravitazionale, permettendogli viaggi volanti in base alla sua sola forza muscolare. Il Letatlin era infatti una macchina a pedali formata da una sottile struttura in legno ricoperta di seta. Il termine fu inventato dall'artista, mettendo insieme il verbo volare, in russo "letat", e il suo cognome.



Ornitottero, si denomina questo genere di mezzo volante. Solo che il Letatlin non volò mai. Tatlin ne costruì diversi esemplari. 
Mi permetto in questo breve saggio di fare alcune ipotesi e lo affido al web come un messaggio nella bottiglia gettato tra le onde del mare. Ne approfitto per ringraziare l'amico Saverio Bragantini per la lettura del manoscritto e le acute osservazioni. 


Il Letatlin ricosrtruito da Jürgen Steger nel 1991
Lo slancio per "una nuova arte per un nuovo mondo" forse si stava attenuando, il volo della rivoluzione estetica e globale ... La notorietà pubblica di Tatlin, all'epoca della progettazione dell'opera volante, era dovuta principalmente al progetto del gigantesco Monumento alla Terza Internazionale, 1919-20, una torre che si sarebbe dovuta innalzare per circa 400 metri, realizzata in metallo e vetro, con una forma che, sommariamente, possiamo descrivere come a due spirali che corrono parallele, ma in modo piuttosto sghembo. Una specie di Torre di Babele di Pieter Brueghel il Vecchioma più ardita nelle sue irregolarità.



L'opera non fu mai realizzata, ci sono rimasti solo progetti e modellini. Un progetto molto, forse troppo ambizioso, per la Rivoluzione appena compiuta. Basti pensare che all'interno della struttura avrebbero dovuto trovarsi ben tre edifici ricoperti di vetro, ciascuno con una diversa velocità di rotazione: il primo, cubico, pensato per ruotare su se stesso nel giro di un anno; il secondo piramidale, a rotazione settimanale; e il terzo, cilindrico, con rotazione mensile.




Teniamo conto di questo progetto rivoluzionario non compiuto, di questo "assalto al cielo" irrealizzato, e dei contrasti crescenti con l'establishment istituzionale sovietico, quando andremo a esaminare il Letatlin.

Si dice che negli anni '20, Tatlin iniziasse a cercare nuove direzioni del volo umano. In realtà, la macchina che prese corpo era modellata su ornitotteri già noti, basti pensare a quelli di Leonardo da Vinci. Secondo l'artista, animato da una concezione mistica, la macchina avrebbe restituito all'uomo la capacità di volare, perduta all'inizio della sua evoluzione. In qualche modo è vero, dato che il percorso evolutivo dell'uomo a un certo punto si è separato da quello dei volatili. D'altra parte, il Letatlin era un'esplorazione ardita delle possibilità della scultura: un'opera mobile, da indossare. Con questa estetica, l'artista russo anticipò i 
Mobiles di Calder. Tecnologia, misticismo, utopia, si fondevano in un'unica realizzazione.

Tatlin realizzò diverse versioni della sua macchina, assemblando sughero, cavi metallici, fino a includere un osso di balena come asse portante. Sebbene i materiali impiegati fossero finalizzati a una complessiva leggerezza e funzionalità del mezzo, che aveva una sua logica, ossia almeno apparentemente avrebbe potuto volare, mi permetto di formulare un'ipotesi. Tatlin voleva davvero solcare i cieli, ma non viveva sugli alberi o in una caverna. Viveva in una delle nazioni tecnologicamente più avanzate del mondo. Non formulò queste idee nel 1910, mettiamo, ma sul finire degli anni Venti quando la ricerca e l'industria aeronautica sovietica conobbero un'impressionante accelerazione. Davvero credeva che la sua opera avrebbe fatto volare un uomo?  Eppure, Vladimir si applicò al progetto con logica scientifica, fece molti calcoli e dissezionò insetti per carpire i segreti biologici del volatili. Ma era un'artista, benché impregnato di costruttivismo, non un ingegnere. Per la sua idea si riconnesse con il mito di Icaro e avanzò anche critiche profetiche nei confronti dell'inquinamento prodotto dagli aeroplani. E qui gli amanti della bici e dei pedali non possono che avere un sussulto. L'artista intendeva costruire una "bici aerea" (ossia un 'cicloplano') che non inquinasse, già ben conscio della quantità di gas di scarico emessa dagli aeroplani.
 E si scagliò anche contro le forme dei mezzi volanti ideati dagli ingegneri, che, parole sue, "realizzano forme dure. Male. Con gli angoli. Si rompono facilmente. Il mondo è rotondo e morbido" (Cit. in Christina Lodder, Russian Constructivism, Yale U. P., 1983), p. 214.)  Il Letatlin nasceva quindi come tentativo ambizioso di fornire all'uomo una variante molto più semplice, ecologica, liberatoria e artistica dei normali velivoli a motore. Nasceva, allora, in una logica oppositiva a quella che si configurava come una normale modalità di trasporto. Il Letatlin, dunque, diveniva l'emblema della possibilità che oggetti apparentemente complessi possono essere ricondotti a materiali e principi costruttivi tutto sommato semplici e a forme più elementari, derivate da quelle organiche. Questo è lo stesso principio della bici rispetto all'auto intasata nel traffico, Tatlin aveva già capito dove si sarebbe andati a parare... (Qui c'è un link al catalogo della mostra di Tatlin del 1933. Mostra che, paradossalmente, costituirà la fine del progetto, non un suo ulteriore sviluppo). 
La realtà politica e il ruolo dell'arte all'interno del mondo sovietico stavano rapidamente cambiando. Dal 1930 al '33 - il periodo in cui si sviluppa il progetto del Letatlin - l'artista lavorò nel suo Laboratorio scientifico e sperimentale, all'interno del Narkompros. Tatlin fu aspramente criticato per la sua ricerca, considerata troppo solitaria, in opposizione allo spirito cooperativo del nuovo Realismo socialista. L'artista difese il suo progetto, in nome di un'artigianalità a misura d'uomo, contro i prodotti in serie. Incidentalmente, facciamo notare che nel febbraio del 1929 Lev Trotsky venne deportato in Turchia, dove rimase per quattro anni, ecc. ecc. per poi finire ammazzato nel 1940 da un emissario di Stalin. 
Dal '32 al '33, Tatlin mise a punto alcune varianti al progetto, con o senza pedali, che furono esposte al Museo Pushkin di Mosca. Negli anni Trenta c'è uno iato nella biografia del Nostro: ed è una fortuna, perché molti finirono lì la loro carriera, nel gulag o fucilati. Quel che è certo è che, dopo il 1933 la sua opera, come quella di tanti altri, viene screditata dal nuovo Realismo socialista, tendenza dominante, imposta dallo Stato. Nel 1932, infatti, un decreto di Stalin intitolato "Sulla ricostruzione delle organizzazioni letterarie e artistiche", metteva i sindacati degli artisti sotto il controllo del Partito Comunista. In questo modo, fu imposto lo scioglimento di tutti i gruppi d'avanguardia che si discostassero dalle direttive del Realismo. Due anni più tardi, Stalin definì ancora più rigidamente i connotati del Realismo socialista, unificando obiettivi estetici e ideologici, per un arte che fosse "socialista nel contenuto e realista nella forma". Non sorprende che le opere di Tatlin, a questo punto, fossero screditate, in quanto considerate troppo utopistiche e individualiste, secondo i nuovi canoni. Nel corso degli anni Trenta l'artista tornò all'arte figurativa, dedicandosi alla scenografia teatrale e al disegno industriale. Una fine certo meno brutta di altri suoi colleghi.  

Facciamo un passo indietro. Vorrei avanzare qualche ipotesi sul significato del collaudo pubblico del Letatlin, risalente al 1933. Dopo aver speculato e sperimentato per più di tre anni sul suo manufatto, Tatlin decise di mettere alla prova il suo velivolo: forse era autunno - anche se gli abiti dei convenuti nelle foto, un po' troppo estivi, tenderebbero ad escluderlo - forse il luogo prescelto era la cittadina di Zvenigorod, vicino Mosca. Guardiamo la scena. Ci sono indubbiamente simpatizzanti, collaboratori...



Le ali sono dispiegate; l'artista-scienziato, aiutato da alcuni assistenti, si preparò a volare, ad abbandonare questa terra avara e meschina, quasi una versione socialista del superuomo. 



La corsa a rotta di collo, immaginiamo, la pianura che si spalanca inutilmente davanti a un mezzo che, come una gallina, può fare al massimo qualche sobbalzo. L'esperimento fallisce. Eppure, Tatlin non era uno sprovveduto. Conosceva le possibilità del suo mezzo, ci lavorava da vari anni, aveva studiato insetti e uccelli, avrebbe potuto (e forse lo avrà fatto) condurre esperimenti evitandosi la presenza del pubblico. 

La mia domanda, a questo punto, è: l'artista era conscio che il Letatlin non poteva volare? La mia risposa è sì. La mia ipotesi è che Tatlin affrontò coscientemente il fallimento,  che al contempo fu il fallimento della sua idea costruttivista di arte nell'Unione Sovietica. Icaro fallì, volando troppo in alto e avvicinandosi troppo al Sole; Tatlin fallì rimanendo incollato al suolo e facendo di questo fallimento la sua performance finale. Nel nome di Majakovskij, morto suicida nel 1930, nel nome del gruppo dei costruttivisti e della brutta piega che il mondo dell'arte sovietica aveva preso nel 1932. Una ribellione contro le regole, la sovversione del decreto staliniano, attraverso un ulteriore assalto al cielo. Un secondo tentativo, dopo quello intrapreso con il progetto di monumento alla Terza Internazionale. Nessun commentatore finora ha colto l'analogia tra questi due work in progress, due fallimenti che hanno segnato invece profondamente, come "opere apertissime", i destini dell'arte novecentesca, più di molti altri capolavori indiscussi.  

"Io non mi piegherò mai, questa è la mia idea di arte, quest'arte che ora fallisce di fronte alla realtà, di fronte alla vostra, stupida realtà: voi, stupidi servi del sistema politico, a voi che avete un'idea meschina della rivoluzione, che con le vostre idee rischia di fallire". Forse il senso profondo dell'opera di Talin sta qui, in queste parole in cui provo a immaginare i suoi rabbiosi pensieri e in quel volo che fallisce, liberatorio, in cui l'artista ha dato tutto e in cui, contro tutti i pronostici avversi, prova a staccarsi da terra. 

Luca Conti, 28 febbraio 2016

(Per favore, citate la fonte, se utilizzate parti di questo articolo. Evitatevi figuracce: il web fornisce prove abbastanza evidenti di plagi e copia-incolla) 

Titos Mabota, Bicicleta rural, legno e corde, 1998

Titos Mabota, Bicicleta rural , legno e corde, 1998
L'artista mozambicano Titos Mabota (all'anagrafe Fernando Agostinho Mabota, nato nel 1963)  ha creato il suo monumento alla bicicletta rurale, mezzo di trasporto e perfino di emancipazione in molte zone dell'Africa. Un caso perfetto di ciclismo paesano...

domenica 28 febbraio 2016

A Melbourne la World Naked Bike Ride


Si è conclusa poco fa giù a Melbourne la World Naked Bike Ride, a cui hanno partecipato circa duecento ciclisti. Un simpatico evento annuale, un po' fuori mano per noi italiani che dovremmo prendere un aereo inquinante e caro per parteciparvi. Tutti nudi a pedalare, nonostante zainetti, caschi e scritte ambientaliste, specialmente sulla schiena dove c'è spazio e la superficie è di solito un po' più piatta e anche meno flaccida. 
Incoraggiati a presentarsi "as bare as they dare", ai partecipanti i vestiti non erano però proibiti. Anche se nessuno li ha messi. Il percorso si è snodato per una quindicina di chilometri. La città anche quest'anno ha reagito bene e tutti si sono divertiti. Il WNBP è presentato come la più grande protesta mondiale in costume adamitico (e anche 'evitico', dico a scanso di equivoci, in questo mondo di maschilisti). 

sabato 27 febbraio 2016

Sistema metrico vs sistema imperiale inglese

Avete presente la secolare tenzone tra sistema metrico decimale e il cosiddetto sistema imperiale inglese, quello inglese in pollici?

1 inch = 2.54 cm

Ecco, per mettere d'accordo le due parti sarebbe bastato adottare una sola misura: 5 pollici, equivalenti a 127 mm. Niente decimali, numeri puliti e un mondo stranissimo, interamente costruito con oggetti di 5, 10, 15 pollici di diametro o di lato. Pensate che bici sarebbero uscite fuori, neh.

Arnaldo Pomodoro

L’artista italiano, che lo scorso 10 febbraio è tornato in mostra, a Londra, dopo 50 anni, nella sede della galleria Tornabuoni Art, racconta della sua arte e del suo originale mix tra materiali pregiati e - letteralmente - avanzi. "Sedie, pezzi di ruote rotte: la mia argilla"

venerdì 26 febbraio 2016

Distanze di sicurezza del ciclista paesano

Rispetto alle iniziative più o meno istituzionali che coinvolgono la bicicletta, il ciclista paesano - che si muove anche in città - nutre serie perplessità. (Tempo fa abbiamo tratteggiato i connotati intramontabili del ciclismo paesano qua.) Per questo, con mentalità sospettosa, tipicamente paesana, il ciclista ha stilato una classifica a cui corrisponde la distanza di sicurezza, espressa in Km, da assumere di fronte a queste iniziative. Se, per esempio, il ciclista paesano venisse a sapere di un incontro organizzato da un candidato sindaco in cui si parlerà di bici, lui si terrà lontano dall'iniziativa almeno 10 Km. Le tabelle possono variare in base alle esigenze paesane individuali.


1) Incontro elettorale che implichi la bici in qualsiasi forma: 10-12 Km (a seconda dei partiti).
2) Convegno politico sulla bicicletta: 9-11 Km (idem)
2) Convegno istituzionale sulla bici: 8.5 Km
3) Convegno sulla mobilità ciclistica in sede istituzionale: 8 Km
4) Giornata Nazionale della Bicicletta: 7 Km
5) Riunione di associazioni legate alla bici o che si riuniscono per parlarne: 6 Km
6) Biciclettata di associazioni che promuovono iniziative diverse dalla bici: 5-6 Km
7) Biciclettata istituzionale per promuovere la bicicletta: 4 Km
8) Biciclettata di un'associazione per promuovere la bici: 1-2 Km


Giornata nazionale delle ferrovie dimenticate

Comunicato Co.Mo.Do.

Si trasmette l’invito stampa per un tour volto ad ammirare la particolare bellezza della tratta ferroviaria Sulmona–Isernia detta "Transiberiana d'Italia", lunga 76  km, un vero e proprio capolavoro dell’ingegneria ferroviaria italiana. Numerosissime  le  opere  d’arte  che la qualificano come una linea ad alto valore tecnico e ferroviario, oltre che paesaggistico, valorizzata e resa ormai celebre da due anni di successo di treni turistici con il lavoro costante delle Associazioni locali, ha consentito di fare un treno speciale in occasione della IX Giornata nazionale delle ferrovie non dimenticate che dà inizio al "mese della mobilità dolce" di Co.Mo.Do.: 6 marzo - 6 aprile 2016 in tutte le regioni d’Italia.
Viaggiando tra i meravigliosi dipinti offerti dal paesaggio dietro i finestrini, fra i paesaggi incantati dell’Alto Molise, ci si immagina di tutto e si comprende che sono davvero tantissime le cose che si possono fare con la Transiberiana d’Italia.
La Confederazione di mobilità dolce sarà lieta di poter attraversare con VOI una delle stazioni ferroviarie più alte e più suggestive dello Stivale.

In calce locandina con orario ferroviari e il pdf dell’hotel di Sulmona convenzionato, qualora desideraste trovarsi a Sulmona dalla sera del 5 marzo p.v. 
Non è stato purtroppo incluso alcun rimborso di spese vive a copertura di altre voci, per mancanza di sponsorship.

R.v.s.p. entro il 29 febbraio p.v.

Si renderà disponibile personale locale per la migliore assistenza a eventuali presenze di troupe.
Grazie per l’attenzione.

Nell’attesa del riscontro positivo, i migliori saluti.

Relazione esterne Associazione culturale no profit Co.Mo.Do. - Confederazione della mobilità dolce


Fukushima, una ferita sempre aperta

Comunicato Greenpeace

TOKYO, 25.02.2016 – Con l’avvicinarsi del quinto anniversario del disastro di Fukushima, Greenpeace Giappone annuncia di aver avviato un’indagine sulla contaminazione radioattiva  delle acque dell’Oceano Pacifico causata della centrale nucleare di Fukushima. L’analisi viene condotta da una nave di ricerca giapponese con un dispositivo unico nel suo genere: si tratta di un ROV (Remotely Operated Vehicle), equipaggiato con uno spettrometro in grado di rilevare la presenza di raggi gamma e un dispositivo per la campionatura dei sedimenti.

L’ex primo ministro giapponese Naoto Kan, in carica al tempo del disastro nucleare, si è unito all’equipaggio della Rainbow Warrior, la nave ammiraglia di Greenpeace, e ha lanciato un appello per l’abbandono totale dell’energia nucleare.  «Credevo che l’avanzata tecnologia giapponese potesse impedire il verificarsi di un incidente nucleare come quello di Cernobyl. Ma è successo. E mi sono trovato di fronte all’eventualità di dover evacuare circa 50 milioni di persone, a rischio per l’incidente nucleare di Fukushima Daiichi. Da quel momento, ho cambiato idea», dichiara Kan. «Non dobbiamo correre un rischio così grande. Dovremmo invece muoverci verso energie rinnovabili più sicure e meno costose, che rappresentano opportunità economiche per le future generazioni».

La TEPCO (Tokyo Electric Power Company) ha prodotto finora più di 1,4 milioni di tonnellate di acqua radioattiva per cercare di raffreddare le centinaia di tonnellate di combustibile del reattore fuso nelle unità 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima Daiichi. Oltre all’iniziale rilascio di elementi radioattivi in acqua durante le prime settimane dall’incidente e il continuo rilascio dalla centrale ogni giorno, la contaminazione radioattiva è entrata anche nel terreno, in particolare nelle foreste e nelle montagne di Fukushima, e continuerà a permanere nell’Oceano Pacifico per almeno 300 anni.  

«Il disastro di Fukushima è stato il più grande episodio di rilascio di radioattività nell’ambiente marino della storia. C’è un urgente bisogno di comprendere l’impatto che questa contaminazione sta avendo sull’oceano, come la radioattività vada diffondendosi e allo stesso tempo e riconcentrandosi lungo la catena alimentare, e le relative implicazioni», afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.

Le indagini di Greenpeace proseguiranno per tutto il mese di marzo e si svolgeranno lungo le coste della prefettura di Fukushima, in un raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.  Il team sta collaborando con scienziati provenienti dal laboratorio indipendente Chikurin-Sya di Tokyo e dal francese ACRO. Questa indagine sulla radioattività è la venticinquesima ricerca sugli impatti dell’incidente nucleare di Fukushima condotta dall’organizzazione dal marzo 2011.

Non si intravede ancora una fine della vicenda per le comunità locali di Fukushima, molte delle quali non possono fare ritorno a casa a causa della contaminazione radioattiva. Solo tre dei cinquantaquattro reattori nucleari esistenti in Giappone nel marzo 2011 sono attualmente in funzione. Il governo giapponese ha fissato l’obiettivo, irrealistico, di riportare 35 reattori in funzione entro il 2030, nonostante i numerosi problemi tecnici e le cause legali intentate dai cittadini stiano mettendo in seria discussione il ritorno della produzione nucleare in Giappone. 

Si parla di Pippa Bacca

Comunicato Officine Giulia Morello

sabato 27 febbraio prossimo, alle ore 18, presso la Casa della Pace Frammartino, Palazzo Comunale Orsini a Monterotondo (Rm), l’autrice Giulia Morello presenterà  “Sono innamorata di Pippa Bacca, chiedimi perché!”, il primo libro autorizzato dalla famiglia di Pippa Bacca. 
Oltre all’autrice interverranno la giornalista Mimosa Martini e la vicepresidente Daniel Zagni Lab Alessandra Clementini. Il Booktrailer  https://www.youtube.com/watch?v=DqP10a4aJ94

giovedì 25 febbraio 2016

Ciemmona 2016


La Ciemmona, Critical Mass Interplanetaria, si svolgerà a Bologna dal 27 al 29 maggio 2016.

mercoledì 24 febbraio 2016

Pedaloso


Il termine "petaloso" è entrato nel vocabolario. L'Accademia della Crusca ha detto che va bene. Anche i social hanno confermato la gradevolezza e l'utilità del termine, inventato da un bambino. Ma un altro bambino ha inventato un'altra parola: pedaloso. Cioè qualcosa che funziona, che gira, che va avanti senza fare troppo rumore e anche bruciando calorie. Annotatevi la nuova parola: pedaloso. Nei social, votatela, nella vita, usatela con disinvoltura..

Siamo riusciti a prendere visione del tema del bambino che ha scritto "pedaloso". Eccone uno stralcio:

"Le biciclette sono mezzi "pedalosi" e anche quando devi fare una salita devi essere pedaloso.
Quando senti il telegiornale ti vengono le madonne e rimedi diventando pedaloso. Quando poi va alla asl e alla posta passano ore a fare il pedaloso, poi bestemmi ad alta voce. E torni a casa, pedalando. Poi accendi il computer, vedi che il termine gira, oh, ci fosse uno che ringrazi. Poi urti con la tibia il pedale, che risulta pedaloso, 'orcoio".


Il bambino, di cui si sarà notata l'indole sanguigna, ha scritto anche una poesia, la aggiungiamo a questo post, già molto letto e ricopiato sui social.

Ps, ps
Peso
peloso,
pedaloso.

Il bambino, evidentemente adepto delle avanguardie storiche, con tutto quel che ne consegue, ha scritto anche un'altra poesia. Ve la proponiamo, anche se ci sembra che inizi a emergere un certo manierismo e che non si tratti di un bambino, vista la descrizione di peli sui piedi....

Poso
il piede
peloso
sul pedale
pedaloso.
E so che
il pedale
pedaloso.
Dopo, sì,
oso:
"Ps ps",
PD, un coso
doloso.
Il dodo
è il pollo.

Ancora un altro componimento, emerso fra appunti sparsi, le poesie del bambino stanno chiaramente entrando nella loro fase decadente, nonostante la sua giovane età. Lui sa che il termine ormai è diventato celebre e un po' ne approfitta, come certe boy band, che falliscono presto, e non credono più neanche loro a quel che dicono:

Pedalo
nel dedalo.
Doso
il piede
sodo
e peloso:
è pe-da-lo-so.


Ed ecco finalmente il prodotto finale della saga di pedaloso, la poesia ispirata al neologismo, che il giovane rabbiosamente e pazientemente ha composto. Buona lettura



Pedaloso

Leo siede disilluso e suda lipidi
sui sedili della dolosa Audi diesel
col piede peloso (lo depila), e loda il PD.

Passo dopo passo, pedalo e siedo sulla sella.
Solo sul passo, saldo e pedaloso.
Duole alle palle, sale il peso e l'odio, oddio.

Poi dopo il dosso, la pialla di Lodi:
I silos, le api, io, lei, il desìo...

Loda il doloso dedalo
e dilapida la pila del led e i soldi.
A Lodi, al Polo della palla, a Lhasa e poi
sull'isola: salpo disilluso e pio.

Sale la lode al Sole e passo
sulle polle del lido, lepido.
Addio.


17 maggio 2016

martedì 23 febbraio 2016

Armenia in bici, a Milano

Comunicato La Stazione delle Biciclette 

Siamo partiti un mese fa dal Belgio per arrivare ad Istanbul con la TCR, ci addentriamo ancora un po' verso est per arrivare fino in Armenia. Un posto piccolino, tra il Mar Nero e il Mar Caspio che se ne sta ben nascosto, che per scoprirlo bisogna impegnarsi e cosi hanno fatto Filippo, Nando e Isacco, hanno smontato le loro bici, le hanno caricate in aereo e sono partiti.
Gli Armeni sono un popolo di commercianti, da li passava l'antica via della seta, ma poche sono le informazioni che si trovano stando comodamente in poltrona. Non resta che travestirsi da novelli esploratori e portare le due ruote a spasso per una terra sconosciuta che saprà sorprendervi ad ogni curva.

Filippo Nando e Isacco ci raccontano di biciclette, panorami, odori, sapori, umanità e incontri.
Alla fine del racconto ci immergiamo in un'atmosfera Armena con un assaggio di Khorvadezed

Vi aspettiamo venerdì 26 Febbraio dalle 19.30, La Stazione delle Biciclette Via Ettore Ponti 21 Milano

info qui:

Disegni con tracciati ciclistici



Vitalissima l'arte del tracciato. Puoi seguire quelli che ti indicano, puoi cercarne di nuovi per scoprire nuovi luoghi, puoi non averne (il mio preferito), oppure puoi divertirti a disegnare.  Disegni un po' rudimentali, inevitabilmente. In British Columbia, nel Canada occidentale, c'è Stephen Lund il quale, in bici da corsa e utilizzando la appa Strava, gira per le strade della città di Victoria. 


Qualche altro esempio di disegno? Una giraffa o un Darth Vader, per cui Lung ha impiegato 14 ore. In un anno il ciclista ha percorso 13.857 miglia. Un servizio su di lui su una tv canadese, qua.



lunedì 22 febbraio 2016

Balkan is Back!

Sentivo da tempo l'inadeguatezza di queste squallide biciclette pieghevoli in commercio. Passavano i giorni e non capivo cosa non andava. Vedevo sfrecciare sempre più Brompton, Dahon e altri prodotti consimili. Eppure, sulla mia Manuela (pieghevole) vedevo che qualcosa non era al posto giusto. L'ho capito oggi, quando la Direzione centrale delle biciclette pieghevoli bulgare ha diramato il comunicato fatidico. La Balkan sta tornando. La mitica marca di bici bulgare, che nell'epoca socialista - mai abbastanza rimpianta - sfornava milioni di velocipedi per i lavoratori che dovevano recarsi al lavoro nelle fabbriche, tornerà con un nuovo modello che, dice sibillinamente il comunicato, sarà uguale alla bici socialista originale ma, attenzione, con alcune migliorie. Per esempio, con tutto il rispetto per quell'epoca d'oro socialista, credo che la Balkan originaria non avesse l'ammortizzatore posteriore. Insomma, io la vorrei vedere 'sta Balkan dell'epoca d'oro. Chissà, sarebbe interessante che qualche esperto di Storia del ciclismo si occupasse della faccenda. Comunque, in ogni caso, Balkan is back!   


Bulgaria: Bulgaria Renews Production of Legendary Socialist-Era Bike


Collègati con Balkan: balkanvelo.bg

A marzo arriveranno sul mercato le nuove Balkan, prodotte sempre dallo stesso produttore, basato nella città di Lovech. Dice che la nuova bici è una replica dell'originale degli anni '70-'80, quando fu prodotto oltre un milione di esemplari. La bici verrà prodotta in due modelli, classico e comfort. Il modello comfort, prendete nota, costerà 280 BGN, una discreta sommetta. Però forse ne varrà la pena. Scegli per i tuoi spostamenti urbani una Balkan (anche se i bene informati diono che monti componenti Shimano, quindi non bulgari). A me, il nuovo modello non piace. Non mi interessa la Brompton, figurati se mi attizza la Balkan. Essendo ormai abbastanza anziano, ho provato a digitare su un noto motore di ricerca le parole "balkan bike". Ne sono uscite immagini di motociclette, donne seminude, strane bici tralicciate. Insomma, nulla che faccia pensare alla vecchia, eroica e socialista Balkan originale. Volete provare voi?  

domenica 21 febbraio 2016

Richard Long

Di Richard Long (Bristol, 1945) s'inaugura oggi a Roma una mostra intitolata "River Avon Mud" alla Galleria Lorcan O'Neill, dalle 18.30 alle 20.30 (la galleria è aperta dal martedì al sabato dalle 11 alle 19.
Protagonista della Land Art, Long ha messo al centro della sua riflessione il camminare, con produzione di foto, Mapworks e Textworks, dato che le opere presto vengono distrutte dagli agenti atmosferici. Dalla Lapponia al deserto del Sahara, dal Nepal alla natìa Gran Bretagna, Long ha disseminato i suoi percorsi di oggetti in legno, pietra, fango (a cui allude il titolo ella mostra). L'artista sottolinea l'importanza del camminare e degli elementi naturali nel fare e disfare le proprie opere. “Iniziai a camminare nella natura, usando materiali come l’erba e l’acqua, e ciò sviluppò in me l’idea di fare scultura camminando. Il camminare stesso ha una sua storia culturale, dai pellegrini ai poeti erranti giapponesi, ai romantici inglesi fino agli escursionisti contemporanei (….) La mia intenzione era di fare una nuova arte che corrispondesse, al tempo stesso, ad un nuovo modo di camminare: il camminare come arte. Ogni percorso, sebbene non fosse definito concettualmente, realizzava una particolare idea. Il camminare, mi fornì un mezzo ideale per esplorare le relazioni tra il tempo, le distanze, la geografia e le misure.”
Ecco, il succo, con poco trucco: tempo, distanze, geografia, misure. 100% Land Art. Fare scultura camminando. Camminare facendo scultura. Amen.

venerdì 19 febbraio 2016

Curves: una nuova rivista

Una nuova rivista dedicata ai passi alpini. Si chiama Curves. Per bici e mezzi purtroppo inquinanti. Quando vai in salita in bici e incontri i mezzi a motore ti incazzi parecchio, perché già fai fatica a pedalare in salita, ci manca solo lo smog. Comunque la rivista tedesca se ne frega di questo aspetto e punta a interessare ciclisti e guidatori, tutti insieme.


Mi ricordo sulla Futa certi motociclisti che tagliavano le curve, passando vicinissimi. Tecnicamente, si chiamano pezzi di merda, poi se volete chiamateli "centauri". Molti di loro però sono rispettosi. Comunque la rivista offre mappe, reportage e itinerari. Con un occhio al vomito a causa dei tornanti, nei soggetti predisposti.

Mobili per bicicletta in mini-appartamenti

Avete tutti presenti certe foto pubblicitarie di arredamento in cui la bici - preferibilmente a scatto fisso - figura appoggiata a un muro sconfinato a fianco del divano o della cucina tecnicissima? Beh, sono mondi piuttosto lontani dalla realtà. Alcuni giovani si sono applicati a realizzare una serie di mobili, non bellissimi, ma pratici, in cui la bici si può parcheggiare. Si sono chiesti: come posso rendere più amichevole la presenza di una bici nel mini-appartamento, evitando al contempo di dare una botta con la tibia sul pedale (che è una cosa dolorosissima)? Una interessante galleria di mobili per bicicletta pensati per piccoli appartamenti si trova  qua.



C'è pure questo, di Claudio Calzana, non presente nella gallery che vi ho indicato, nel link c'è una preentazione dell'autore.

David Yurman: il braccialetto con il cavo

David Yurman (New York, 1942) ha fondato anni fa con la moglie l'omonimo marchio di gioielleria, oggi celebre. A 16 anni incontrò lo scultore e saldatore cubano Ernesto Gonzales, che gli spiegò le tecniche che ancora oggi applica al suo lavoro. Poi David partì in autostop per la California, immergendosi nella San Francisco beatnik. Nei primi anni Sessanta è a bottega per qualche anno presso lo scultore Jacques Lipchitz, aprendo in seguito un proprio studio nel Greenwich Village. La sua specialità fu fin dall'inizio la gioielleria scultorea. In questo periodo incontra la moglie, la pittrice Sybil, assieme alla quale espose disegni di gioielli, sculture e quadri in diverse gallerie e fiere dell'artigianato.
Nel 1982, Yurman realizzò quello che è considerato il suo pezzo più rappresentativo: il braccialetto-cavo (nel senso di cable).

giovedì 18 febbraio 2016

Cicloepdalata al Santa Maria della Pietà


CICLOPEDALATA AL PARCO DEL
SANTA MARIA DELLA PIETA'


(Roma - domenica 28 febbraio 2016 - ore 09.00)




Facile ciclopedalata aperta a tutti, anche a ciclisti poco allenati ed inesperti, sulle piste ciclabili di Roma fino al Parco del Santa Maria della Pietà con visita del Museo Laboratorio della Mente e del Museo all'aperto di Street Art



Data: domenica 28 febbraio 2016

Ritrovo per la partenza: Roma – Ingresso del Museo del Genio in Lungotevere della Vittoria 31 (adiacente Piazza Maresciallo Giardino) dalle ore 09.00 alle 09.30.

Partenza: ore 09.30
Orario previsto di rientro: ore 14.00/14.30
Iscrizioni: via e-mail (info@pedalandonellastoria.net) 

Cyclist, nuova rivista


Nasce una nuova rivista di ciclismo, è l'edizione italiana del britannico Cyclist. Sono sei i settori principali d'interesse: turismo, test, scienza, bici elettriche, storie, aziende e stile. Dieci edizioni all'anno, con 60 mila copie di tiratura, con un prezzo di copertina di 6 euro. 

Il sito è: www.cyclistmagazine.it

Boom di celiaci: e lo chiamano "miglioramento genetico"

BOOM DI CELIACI E IL SETTORE AGROALIMENTARE TORNA AL PASSATO
Il numero di celiaci in Italia continua ad aumentare, un incremento di oltre il 15% in due anni, dal
2012 al 2014, secondo i dati del Ministero della salute. Gli italiani affetti da questa patologia
autoimmune sono oltre 170 mila, soprattutto concentrati al nord.
Il dato non tiene conto della sensibilità e dell'intolleranza al glutine sviluppata da sempre più ampie
fasce della popolazione e che portano disturbi di vario genere, spesso confusi con malattie
dell'intestino, come il morbo di Crohn. Oltre a preoccupare le autorità sanitarie nazionali, il boom
dei celiaci ha interessato anche l'industria alimentare e la Grande Distribuzione. Grazie
all'innovazione tecnologica sono stati sviluppati processi in grado di separare il glutine e quindi
produrre cibi adatti ai celiaci. Un percorso a ritroso dopo che, negli anni 1950, proprio l'industria
aveva stimolato il miglioramento genetico dei cereali, ma anche della soia, per l'ottenimento di
farine ad alto tenore di questa proteina. Se l'industria alimentare pensa a come eliminare il glutine
in fase di preparazione del cibo, sempre più spesso gli artigiani del cibo italiani guardano al passato
per produrre paste, farine e prodotti da forno naturalmente poveri di glutine. Tutto parte da scoperte
archeologiche, come quella di un laboratorio del pane in Sardegna, risalente a 1300 anni prima di
Cristo, scoperto presso la casa del nuraghe Arrubiu. Anche grazie a queste scoperte è stato possibile
accertare che i grani antichi erano molto poveri di glutine. È partita così una corsa alla valorizzazione
del nostro germoplasma cerealicolo. Tra i grani oggi riscoperti vi sono il Senatore Cappelli, ma anche
il Saragolla, la Tumminia, il Grano Monococco, il Gentil Rosso, la Verna, il Rieti. Questi grani hanno il
vantaggio di avere un più equilibrato rapporto tra amido e proteine, tra cui il glutine. La pasta, il pane
e i prodotti da forno ottenuti con tali farine spesso vantano caratteristiche di migliore digeribilità e
anche assimilazione dei nutrienti rispetto ai prodotti standard, oltre che sapori, gusti e odori più
complessi. Di fronte alla crescente attenzione all'alimentazione, industria e artigiani del gusto
prendono strade diverse, la prima affidandosi all'innovazione di processo, i secondi riscoprendo virtù
salutistiche che vengono dal passato.
[Fonte: Teatro Naturale per Sol&Agrifood]
Comunicato Adoc

ANIMALI DOMESTICI, PER UN GATTO SI SPENDONO CIRCA 800 EURO L’ANNO, PER UN CANE QUASI 1800 EURO
Giro d’affari annuo di 12 miliardi di euro
Roma, 17 febbraio 2016 - In occasione della Giornata Mondiale del Gatto l’Adoc diffonde un’indagine sui costi degli animali domestici presenti nelle case degli italiani. Una presenza importante, visto che circa il 40% delle famiglie ne possiede almeno uno. Per un gatto si spendono circa 800 euro l’anno, per un cane di taglia media quasi 1800 euro, praticamente più di uno stipendio medio. E rispetto a 10 anni fa si spende il 70% in più.
“Occuparsi di un cane costa poco meno di 1800 euro l’anno tra alimenti, accessori e spese mediche – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – mentre per un gatto si spendono quasi 800 euro l’anno. La spesa è aumentata in media del 70% dall’introduzione dell’euro, circa il 5% ogni anno. Per un gatto, festeggiato oggi a livello internazionale, si spende in media, solo per gli alimenti, il 62% in più rispetto al 2001, per un cane la cifra lievita al +86%. Nel 2001, infatti, per mantenere un cane di media taglia bastavano circa 1000 euro l’anno, per un gatto servivano massimo 300 euro. Oggi accudire un animale domestico rappresenta una spesa e un costo considerevoli, che va ad aggiungersi agli altri problemi di bilancio delle famiglie. Senza contare che circa il 10% della spesa per gli amici a quattro zampe finisce nella pattumiera: dalle nostre indagini risulta che il 7% dei prodotti alimentari acquistati non viene utilizzato, perché scaduto o “non gradito” dall’animale, mentre c’è uno spreco di medicinali di circa il 3%. La causa principale è il mal confezionamento, non conforme alla terapia prevista.”
Secondo l’Adoc il giro d’affari per cani e gatti è pari a poco più di 12 miliardi di euro annui.
“Il 40% delle famiglie possiede un cane o un gatto, per un totale stimato di circa 10 milioni di amici a quattro zampe – continua Tascini – la spesa media di mantenimento annua è di 1260 euro, per un totale di oltre 12 miliardi di euro. Considerando che la media di vita, sia per un cane che per un gatto, è di circa 15 anni, mantenere un cane per tutta la sua vita costa circa 26mila euro, un gatto si spendono più di 9mila euro. Cifre considerevoli, molto più elevate rispetto a quelle sostenute per altri animali domestici come tartarughe, criceti o uccellini: sebbene per questi ultimi la spesa iniziale sia più sostenuta, nell’ordine di circa 150 euro, comprensiva di acquisto dell’animale, di gabbiette e prime cure. Ad ogni modo le spese di “gestione” non superano in media i 300 euro l’anno”.
Spesa mensile gatti e cani
GATTO
Prezzo 2016
Spesa media mensile 2016
Prezzo 2001 (€/kg)
Diff.% 2001-16
Croccantini
11,20 € /kg
22,40 €
6,40 € /kg
+75%
Scatolette
1,00 €
25 €
0,65 €
+53,8%
Spesa annua gatto: 780 euro (comprensiva di lettiere e spese mediche)
CANE
Prezzo 2016
Spesa media mensile 2016
Prezzo 2001 (€/kg)
Diff.% 2001-16
Croccantini
6,50 € /kg
78 €
3,05 €
+113%
Scatolette
0,80 €
61 €
0,50 €
+60%
Spesa annua cane: 1743 euro (comprensiva di toeletta e spese mediche)
Altre spese (prezzi medi)


Prezzo 2016
Lettiera per Gatti
8,80 € (2 sacchi/1 mese)
Antiparassitari Cani
9,25 € (2-3 volte/anno)
Toeletta Cani
50 € (2-4 volte/anno)
Visita medica standard (cani/gatti)
50 € (1 volta/anno)

Comunicato Greenpeace

REFERENDUM TRIVELLE, SI VOTA IL 17 APRILE. GREENPEACE: "LA PAURA DI RENZI COSTA AGLI ITALIANI 400 MILIONI"

Roma, 17 febbraio 2016 - Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato il decreto sulle norme in materia ambientale che indice il referendum popolare sulle trivelle per il 17 aprile. Greenpeace accoglie la notizia rimettendo ai veri responsabili di questa decisione, Renzi e i suoi ministri, responsabilità gravissime. 

Secondo l'associazione ambientalista, lo spreco gratuito di risorse pubbliche - che sarebbe stato possibile risparmiare con l'Election Day - coincide in questo caso con una sottrazione di democrazia ingiustificabile. La durata della campagna elettorale risulta compressa al limite della legge: è possibile, ad esempio, che non vi siano i tempi tecnici per garantire almeno i 45 giorni previsti dalla legge sulla par condicio.

Secondo Greenpeace Renzi ostacola apertamente il diritto degli italiani a informarsi e a esprimersi consapevolmente il giorno del voto. E lo fa a loro spese, sprecando tra i 350 e i 400 milioni di euro di soldi pubblici. Tutto per scongiurare il quorum elettorale, svilire l'istituto referendario, avvantaggiare i petrolieri.

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, dichiara: "Renzi, pur di fare cassa, aveva esordito vendendo auto blu su eBay. Ancora prima il PD, sempre per risparmiare risorse, aveva giustamente fatto pressione su Berlusconi per accorpare i referendum con le amministrative nel 2011. Oggi hanno cambiato verso. Fanno esattamente quanto fece il loro storico avversario, nel tentativo evidente di ridurre la partecipazione al voto. Il fatto è che la maggioranza degli italiani è contraria alle trivelle e Renzi lo sa bene".




Greenpeace farà di tutto per informare gli italiani sulla posta in gioco con questo referendum e per contrastare i mezzi truffaldini con cui il governo, di fatto, pratica una strisciante censura ai danni dei cittadini.

mercoledì 17 febbraio 2016

Vermin Supreme for President!



Free ponies for everybody!





Francisco Toledo




Da giovane attempato - adesso ho 96 anni - in Messico mi imbattevo spesso nella figura dell'artista Francisco Toledo e nei suoi artefatti. Ossuto, capellone e indigeno, aveva un approccio all'arte in cui il quello che chiamerei 'primitivismo' - e non so neanche se così facendo ho reso l'idea, ma non mi viene in mente un altro termine altrettanto agile  -  figurava in forma sincera e si combinava con trame più contemporanee, senza alcuna forzatura. Su questo doppio binario, ovviamente giocava il personaggio, tra i rumori sinistri di un Messico rulfiano e l'artigianato indigeno di Oaxaca, luogo di provenienza del Nostro. Che non mancava di proporre un'idea politica, militante di arte, e per questo figurava spesso sulle pagine del mio amato giornale La Jornada
Un personaggio davvero interessante, l'artista messicano Francisco Toledo, che anni dopo scoprii essere un utilizzatore della bici per pedalate impegnate e impegnative a rivendicazione di una serie di diritti. 


E la bici fa capolino in alcune opere, piuttosto ironiche.