mercoledì 30 dicembre 2015

Comunicato Legambiente

Smog: Roma ultima in Europa per mobilità sostenibile

Legambiente: “Nella Legge di Stabilità neanche un euro per i treni pendolari, ma senza un reale cambio delle politiche nazionali, nessuna speranza di uscire dalla situazione di grave inquinamento e traffico delle città italiane”


Le ragioni dell’inquinamento a Roma e dei pericoli per la salute che vivono ogni giorno i cittadini? Non sono difficili da comprendere se si guarda alle scarse possibilità, nella Capitale, di lasciare a casa l’auto e utilizzare il trasporto pubblico. Roma è infatti ultima tra le capitali e le grandi città europee per dotazioni di metropolitane, tram, ferrovie suburbane. A scanso di equivoci, sono i numeri a spiegare la situazione di crisi che la città sta vivendo ed è da qui che si deve partire secondo Legambiente per cambiare.

“I cittadini romani, come quelli delle altre aree urbane italiane, devono poter sperare che la realtà possa cambiare – commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale Legambiente –. Devono poter respirare aria finalmente pulita e avere le stesse opportunità di muoversi con una metropolitana o un tram, rinunciando all’uso dell’auto privata, che hanno gli altri cittadini europei. Ma senza un reale cambio delle politiche nazionali la situazione rimarrà invariata”.

Il confronto con le altre città europee evidenzia la drammaticità della mobilità urbana della Capitale: considerando i chilometri di linee ferroviari pendolari, delle metropolitane e dei tram nelle diverse città, la Capitale risulta ultima. Ed emerge con chiarezza una distanza abissale sia rispetto alla dotazione infrastrutturale di città molto più piccole come Amsterdam, Bruxelles o Vienna, che di aree metropolitane più grandi come Londra o Parigi. Roma si trova indietro anche rispetto a una città come Budapest.
La Capitale offre una media di 0,077 km di metropolitane, linee suburbane e tram ogni 1.000 abitanti che è la dotazione più bassa in assoluto. E questo spiega anche un altro record che caratterizza la città eterna, quello del possesso di automobili, pari a 71 auto ogni 100 abitanti, quando a Berlino sono 35 e a Londra 36. E allora è abbastanza facile trovare la spiegazione allo smog e all’inquinamento.

Ma l’aspetto più drammatico di questa analisi che occorre sottolineare, è che la situazione di Roma nei prossimi anni non cambierà. Perché non c’è un solo chilometro di nuove linee di tram in cantiere o finanziato, e che per le linee metropolitane è stato finanziato solo il prolungamento della Metro C per 3,6 chilometri in più rispetto alla situazione attuale. Per il resto promesse vaghe e nessuna speranza, neanche per la famosa chiusura dell’anello ferroviario di cui si parla da oltre 20 anni.


“Matteo Renzi da Sindaco di Firenze inaugurava la linea di tram da Santa Maria Novella a Scandicci che ha obiettivamente tolto migliaia di auto dalle strade – ha dichiarato ancora Zanchini -, ma da quando è a Palazzo Chigi inaugura la Variante di valico, promette il Ponte sullo Stretto di  Messina e investe miliardi di euro in strade e grandi opere, dimenticando come sia nelle città il problema più grave della mobilità in Italia. Nella Legge di stabilità, infatti, non sono state stanziate risorse per comprare treni per i pendolari, come invece continuano a fare tutti gli altri Paesi europei, proprio perché consapevoli che quella della mobilità urbana è una questione nazionale. Guardando a quanto il Governo Renzi ha stanziato per Anas, FS e grandi opere si ha la conferma del totale disinteresse per le aree urbane e quindi la conferma anche del fatto che milioni di italiani continueranno a vivere nella situazione di inquinamento che subiamo in questi giorni”.

domenica 27 dicembre 2015

...magari arrivando a pezzi
su una vecchia bicicletta da corsa
con gli occhiali da sole
il cuore nella borsa...

Lucio Dalla, Telefonami tra 20 anni

mercoledì 23 dicembre 2015

César



Tra le compressioni di César, figurano anche alcune bici.


César Baldaccini nacque il 1° gennaio 1921 a Marsiglia da genitori italiani. Studiò alla Ecole des Beaux-Arts di Marsiglia dal 1935 al 1939 e poi all'Ecole des Beaux-Arts a Parigi. Di stabilisce definitivamente a Parigi nel 1943, trasferendosi sopra lo studio di Alberto Giacometti, dove conosce Picasso, Cocteau e Sartre.

Nel 1952 comincia a realizzare sculture saldando assieme rottami di ferro. Raffigura insetti e altri animali. Nel 1955 la prima mostra a Parigi, che ottiene un ottimo successo: tutte le opere vengono vendute.  Al 1960 risale la prima "compressione", ottenuta da rottami di auto. César si unisce al gruppo dei Nouveaux Réalistes di cui fanno parte artisti come Arman, Yves Klein, Martial Raysse, Jean Tinguely, Pierre Restany e altri.



Le auto, però, sembrano aver dato all'artista molta più soddisfazione.



martedì 8 dicembre 2015

Comunicato Legambiente 4/12/15

Clima, Legambiente presenta Stop sussidi alle fonti fossili

Tutti i numeri degli aiuti ai combustibili fossili in Italia e nel mondo

“14,7 miliardi di euro ogni anno in Italia per incentivare la causa principale
dei cambiamenti climatici”

“Alla COP21 Renzi faccia finalmente un operazione trasparenza sui sussidi alle fonti fossili, cancellandoli per spingere l’innovazione energetica in Italia e nel mondo”

Nel 2015 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 5300 miliardi di dollari (10 milioni di dollari al minuto) secondo l’ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale. Tanto quanto il 6,5% del PIL mondiale e più della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. Rispetto al 2013 sono cresciuti del 10,4% (con l’Europa che supera la media generale) e il FMI prevede un ulteriore incremento dell’11,6% con ben 231 miliardi di dollari di sostegno alle fonti fossili, in un settore sempre più in difficoltà per la crescente competitività delle fonti rinnovabili.
Tra i maggiori investitori la Cina con 2.272 miliardi (+22%), seguita da Stati Uniti con 699 miliardi (+14%) e Russia con 335 miliardi (5.7%). Mentre in Europa è la Germania la maggior sostenitrice delle fonti fossili con 55,6 miliardi di dollari (+10.5%), seguita dal Regno Unito con 41,2 miliardi (+12.2%) e dalla Francia con 30,1 miliardi (+13.2%). Seguono Spagna – 24,1 miliardi, Repubblica Ceca – 17,5 miliardi e l’Italia con 13,2 miliardi.

Cosa sono i sussidi alle fonti fossili? L’insieme di aiuti diretti e indiretti alla produzione, distribuzione e consumo di combustibili fossili. I principali network ambientalisti chiedono di abolirli e di spingere sulla decarbonizzazione delle economie per fermare la crescita delle emissioni di gas serra e contenere entro i 2°C l’aumento della temperatura globale. Lo stop ai sussidi consentirebbe infatti, da solo, di ridurre le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate (cioè del 5,8% al 2020), contribuendo al raggiungimento della metà dell’obiettivo climatico necessario a contenere l’aumento di temperatura globale di almeno 2°C.

“La COP21 - dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - può essere una straordinaria occasione per far assumere all’Europa un ruolo da protagonista nell’impegno contro i cambiamenti climatici. Al Governo Renzi chiediamo un’operazione di trasparenza sui sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili e di avere il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione internazionale per cancellare questi sussidi. L’abolizione e la introduzione di una carbon tax, come già hanno fatto altri Paesi, permetterebbe infatti di rendere competitive le fonti rinnovabili e gli interventi di efficienza, senza bisogno di incentivi e aprendo uno scenario di investimenti e di nuova occupazione. Inoltre, solo in uno scenario di questo tipo con una riduzione dei consumi di fonti fossili si può ridurre il prezzo dell’energia proprio perché si interviene tagliando la voce più pesante che è quella delle importazioni, senza considerare tutti i vantaggi per il clima, per l’ambiente e la salute di chi vive intorno alle centrali”.

In un pianeta dove le emissioni di CO2 continuano a crescere (dal 1990 del 36%) con effetti ambientali e sociali che si rivelano sempre più drammatici, cambiare modello energetico per ridurre il consumo di petrolio, carbone, gas è una assoluta priorità. Secondo il Rapporto Green Growth Studies Energy dell’OCSE, la dipendenza dai combustibili fossili del sistema energetico mondiale ha prodotto l’84% delle emissioni di gas a effetto serra. Eppure l’utilizzo di fonti fossili, che sono la principale causa dei cambiamenti climatici, continua a ricevere sussidi, 5 volte maggiori di quelli destinati alle fonti rinnovabili.
L’International Energy Agency stima, senza considerare le esternalità indirette, che nei Paesi emergenti o produttori di idrocarburi le fonti fossili nel 2013 sono state aiutate con oltre 550 miliardi di dollari, quattro volte quelli arrivati alle fonti rinnovabili. La stessa IEA, che ha individuato nel mondo ben 250 differenti meccanismi per finanziare direttamente o indirettamente le fonti fossili, stima che, nel caso in cui non si intraprenderanno azioni urgenti e concrete, i sussidi alle fonti fossili potranno arrivare, nei prossimi anni a quota 660 miliardi, pari allo 0,7% del PIL mondiale. Va sottolineato che, di norma, questi aiuti non sono destinati a popolazioni svantaggiate, ma ai produttori petroliferi, che nel 2010 hanno ricevuto il 92% dei sussidi. Il Fondo Monetario Internazionale stima che l’eliminazione dei sussidi diretti e dell’extra-gettito derivante dalla totale inclusione delle esternalità, renderebbe disponibili 1.800 miliardi di dollari (2,2% del PIL globale), senza aumentare il prezzo dell’energia per famiglie e imprese. Somme che potrebbero poi essere investite nella lotta ai cambiamenti climatici e nella transizione verso un modello energetico zero emission e basato sul mix delle tecnologie rinnovabili entro il 2050. Il FMI stima inoltre che se eliminassimo tutti i sussidi alle fonti fossili le emissioni di gas serra diminuirebbero del 20%, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici.

E i sussidi alle fonti fossili in Italia? Il nostro Paese continua a comportarsi come se la questione non lo riguardasse. A sentire ministeri e Autorità per l’energia i problemi in Italia sono sempre altri, per esempio le fonti rinnovabili. Per Legambiente, siamo di fronte a un gravissimo caso di censura ed è chiara la volontà di fare in modo che di questo tema non si parli affinché nulla cambi. Per tutelare coloro che beneficiano di questi sussidi, fermando indirettamente l’innovazione nel sistema energetico che oggi sarebbe possibile grazie alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.
La prima grande questione è la trasparenza sui numeri dei sussidi: il tema non esiste nel dibattito pubblico e politico e nel documento di Strategia Energetica Nazionale approvato nel 2013 l’argomento non compare. Eppure la Commissione Europea ha inviato nel 2015 al Governo italiano (le Country Specific Reccomendations), si bacchetta il nostro Paese proprio per il ritardo nell'introdurre tasse modulate secondo il principio del "chi inquina paga", come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l'ambiente, come quelli alle fossili. In Italia, secondo il documento, “rimangono lettera morta la revisione dell'imposizione ambientale e l'eliminazione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente.

“E’ inaccettabile - aggiunge Zanchini - che vi sia ancora una censura sui numeri dei sussidi da parte del governo e dell’Autorità per l’energia che in questi anni ben altro atteggiamento hanno avuto nei confronti degli incentivi alle fonti rinnovabili che, come è noto, contribuiscono a ridurre i gas serra e “funzionano”, visto che nel corso del 2014 hanno garantito oltre il 38% dei consumi elettrici. Governo e Parlamento devono fare chiarezza rispetto a questa situazione, devono presentare un quadro e monitorare le diverse forme di sostegno: esenzioni al pagamento di tasse, riduzione dei costi dell’energia, sussidi e finanziamento alle imprese sia pubbliche che private. Una trasparente fiscalità legata alle emissioni inquinanti sarebbe proprio la migliore innovazione possibile, perché a parità di impatto sui conti dello Stato permetterebbe di spingere investimenti e ridurre CO2 e inquinamento”.

Le voci dei sussidi
Individuare le voci dei sussidi alle fonti fossili nel bilancio dello Stato non è facile, anche perché ci troviamo di fronte a sussidi in varie forme, non solo finanziamenti diretti a progetti di fonti fossili ma anche esoneri di tasse e accise, finanziamenti in forme diverse.
Legambiente ha contato circa 14,7 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili tra diretti e indiretti, in forme diverse (esoneri dall’accisa, sconti, finanziamenti per opere, ecc,) distribuiti ad autotrasportatori, centrali per fonti fossili e imprese energivore, sconti e regali per le trivellazioni. Tutte attività che inquinano l’aria, danneggiano la salute e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici.

Sussidi al trasporto - La prima voce di sussidi, tracciabile attraverso le Leggi di bilancio, riguarda diversi fondi e sconti al settore dell’autotrasporto che dal 2000 al 2015 sono stati pari a oltre 5,85 miliardi di euro. Anche per il 2016 gli sconti per queste voci saranno pari a 250 milioni di euro.
La seconda voce è quella che riguarda le esenzioni dall’accisa sul gasolio impiegato come carburante per l'autotrasporto merci che vale 1.455,8 milioni di euro per il solo 2015 e risulta, dalla relazione della Ragioneria di Stato, costante anche per i prossimi anni. Il totale degli sconti sulle accise secondo la ragioneria generale dello Stato è pari nel 2015 a 4.693,9 milioni di euro.

CIP6 - Nel nostro Paese alcuni impianti da fonti fossili hanno beneficiato, e beneficiano tuttora, di sussidi diretti per la produzione elettrica. Complessivamente, agli impianti per fonti fossili, dal 2001 al 2014 sono stati regalati oltre 42,6 miliardi di euro. Analizzando i dati del GSE, si può stimare che i CIP6 da qui al 2021 costeranno alla collettività circa altri 4.880 milioni di euro.

Sussidi per centrali da fonti fossili nelle isole minori - Si può stimare che dal 2004 al 2014 le famiglie italiane, attraverso la bolletta, abbiano coperto circa un terzo di questa componente con un contributo di circa 227 milioni, 20,6 milioni l’anno. A questi si devono poi aggiungere 10 milioni di euro destinati a 10 isole non interconnesse e gestite da Enel Produzione.

Sussidi e esenzioni per le imprese energivore - Nelle bollette elettriche troviamo sussidi indiretti alle fonti fossili sotto la forma di sconti ai grandi consumatori di energia.

Sussidi attraverso il cosiddetto servizio di interrompibilità
Nel 2013 il servizio di interrompibilità istantanea è costato agli utenti finali 531 milioni di euro. Inoltre le esenzioni dagli oneri per il dispacciamento di cui godono gli interrompibili hanno pesato per circa 98 milioni di euro. Per un valore complessivo di 629 milioni di euro. Eppure la questione della interrompibilità è tutta da dimostrare e semmai occorre investire sulle reti elettriche e sui sistemi di sicurezza.

Sussidi alle trivellazioni - Sono diversi i sussidi indiretti e gli sconti applicati a coloro che sfruttano le risorse fossili nel territorio italiano. Un esempio sono le irrisorie royalties previste per trivellare in Italia, che sono pari al 10% e del 7% per il petrolio in mare. Inoltre, sono esenti dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma, le prime 50 mila tonnellate prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare. Addirittura sono esentate dal pagamento di qualsiasi aliquota, le produzioni in regime di permesso di ricerca. Se in Italia avessimo portato le royalties al 50%, nel 2014 ci saremmo trovati invece che un gettito di 401,9 milioni di euro circa con uno da 1,9 miliardi.

Esenzioni e Riduzioni - Sono 15 le voci di detrazione e/o riduzione di accise e sconti sulle fonti fossili che compaiono nel Bilancio dello Stato, per un totale di 5.260,8 milioni di euro e destinato a salire nel triennio 2016-2018 arrivando a quota 6.551,16 milioni.

Finanziamenti a progetti internazionali - Secondo il Rapporto presentato nel 2015 “Empty promises G20 subsidies to oil, gas and coal production”, da Oil Change International e Overseas Development Institute nel 2013 e 2014, il  governo italiano ha fornito in media 1,5 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti pubblici internazionali per la produzione di combustibili fossili. A livello mondiale, nel 2013 e 2014, l’Italia ha contribuito anche con una media annua di 757 milioni di dollari alla produzione di combustibili fossili attraverso le sue azioni nelle banche multilaterali di sviluppo.

Sussidi per strade e autostrade - La scelta nel nostro Paese di privilegiare gli investimenti stradali a fronte di quelli per la ferrovia e la mobilità urbana si configura come un sussidio indiretto a una forma di mobilità incentrata sul consumo di fonti fossili. Il problema sta nelle priorità di spesa. Nel biennio 2013-2014 la spesa per gli investimenti stimata dal Ministero delle Infrastrutture in nuove opere stradali e autostradali è stata pari a 8,3 miliardi di euro.

Le proposte di Legambiente
Legambiente lancia oggi anche le sue tre proposte per un’Italia finalmente libera dalle fonti fossili e che guardi sempre di più alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Per l’associazione ambientalista è fondamentale: eliminare tutti i sussidi diretti e indiretti per le fonti fossili. In particolare occorre abolire tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici da sostituire con una rimodulazione, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni climalteranti. Le risorse generate dovranno andare all’innovazione nei diversi settori, spingere interventi di efficienza energetica, ripensare le politiche in materia di trasporti per interventi capaci di fornire un alternativa più efficiente per lo spostamento delle persone e delle merci. La seconda proposta riguarda l’introduzione di una carbon tax sulla produzione termoelettrica da differenziare sulla base delle emissioni di CO2 prodotte dagli impianti. È questa l’unica strada per intervenire rispetto all’enorme parco termoelettrico a disposizione e superare una crisi dovuta al sovradimensionamento delle centrali installate, attraverso un sistema che premi l’efficienza distinguendo tra i tanti impianti oggi installati.
Infine per Legambiente è fondamentale premiare l’autoproduzione da rinnovabili e la riduzione dei consumi. In questo modo diventa possibile sviluppare le rinnovabili senza incentivi e realizzare risparmi in bolletta, riducendo complessivamente la domanda di energia e utilizzando la rete per un interscambio sempre più efficiente tra utenti/produttori attraverso progetti che permettono a famiglie, condomini, aziende, distretti produttivi e utenze distribuite di diventare indipendenti; o di ridurre gli approvvigionamenti dalla rete attraverso interventi di riduzione dei consumi realizzati da imprese o ESCO (retrofitting delle pareti, installazione di impianti integrati da fonti rinnovabili e di efficienza energetica).


Il quadro dei sussidi alle fonti fossili in Italia per anno

VOCI
milioni di euro
1
Sussidi al trasporto
4.693,9
2
Centrali da fonti fossili (Cip6)
907,6
3
RIU impianti da fonti fossili
2.000
4
Centrali nelle isole minori
74
5
Imprese energivore
1.160
6
Servizio interrompibilità
639
7
Trivellazioni
2.100
8
Altre esenzioni e riduzioni
947,4
9
Finanziamenti internazionali
2.129

TOTALE
14.650,9
Elaborazione Legambiente al 2015

Altri sussidi alle fonti fossili in Italia

VOCI
1
Strade e autostrade
2
Centrali da fonti fossili (Sulcis)
3
Centrali da fonti fossili (OLT)
4
ETS


domenica 6 dicembre 2015

Paolo Martin


È uno dei più importanti designer italiani, Paolo Martin. Il suo sito è molto ricco e documenta un'attività incessante. Il sito è costì. Ha lavorato per Pininfarina, ha disegnato persino una Rolls Royce, oltre a prototipi . proverbiale il sua abilità manuale. Ha progettato automobili e motociclette, ma non ha disdegnato neanche le bici. E alcune parti, come il bellissimo manubrio Bianchi C4 sottostante.



Reportage nello studio del Maestro, qui.
Vizio del Maestro di costruire da solo i modelli. Da Michelotti, suo maestro, volle a un tornio e una fresa a fianco del tecnigrafo.
Trascorse l'estate del 1967 a tagliare un blocco di politirolo con l'archetto, quando Pininfarina tornò dalle vacanze, trovò la Ferrari 512 Modulo pronta. Era troppo avanti, rimase così tre anni sotto un telo. Mi scuso se pubblico l'immagine di un'auto su questo blog, è come se un vegano postasse la foto di una mortadella, ma trattasi di prototipo, quindi è meno grave, forse.

 


Luca Carboni

Bellissimo articolo di un bravissimo cantautore, Luca Carboni, sulla sua scoperta di Bologna in sella a una bicicletta, oggi sulle pagine de La Stampa:

«Ho viaggiato veramente tanto qui dentro. Scoperto. E non ho ancora finito. Non finirà mai. Ho cominciato da ragazzino in bicicletta, con i pantaloni a campana fatti da mia madre e una maglietta a righe colorate di Benetton che mi sembrava una figata».

L'articolo completo è qua

venerdì 4 dicembre 2015

Gara a Paddy's Markets. Sydney, 19 agosto 1956.

Comunicato Enea

Clima: ENEA, Sud Italia rischia di diventare come Nord Africa e 33 aree costiere a rischio inondazione
Il cambiamento climatico potrebbe avere ripercussioni particolarmente evidenti nel nostro Paese. Per collocazione geografica e conformazione, infatti, l’Italia è più esposta di altre zone all’impatto dell’aumento delle temperature globali, con il rischio di diventare già in questo secolo sempre più simile al Nord Africa, ma anche di vedere sommerse dal mare aree costiere particolarmente vulnerabili, ben 33 in tutto il territorio nazionale. È quanto emerge da alcuni recenti studi dei ricercatori del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA coordinato da Gianmaria Sannino.
Secondo uno studio ENEA pubblicato su Nature Scientific Reports, il clima del Sud Italia rischia di diventare quello tipico del Nord Africa, con estati ed inverni sempre più aridi e secchi e una crescente carenza di acqua che determinerà il progressivo inaridimento dei suoli, con ripercussioni su agricoltura, attività industriali e salute umana.
Se il Sud Italia rischia di avere un clima nordafricano, il Nord Europa tenderà a “mediterraneizzarsi”, in particolare Europa nord-occidentale, Gran Bretagna e Scandinavia avranno estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto ad oggi.
Le proiezioni realizzate attraverso i modelli climatici mostrano che le aree mediterranee si espanderanno anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo i Balcani settentrionali e la parte sud-occidentale di Russia, Ucraina e Kazakistan, dove prevarrà un clima sempre più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il Nord America, in particolare la parte nord-occidentale.
Per effetto del cambiamento climatico, inoltre, migliaia di ettari di territorio nazionale potrebbero essere sommersi dal mare. Secondo le proiezioni realizzate dai ricercatori ENEA, sono 33 le aree costiere ad alta vulnerabilità in tutta Italia che rischiano di essere inondate, come ad esempio la laguna di Venezia, il delta del Po, il golfo di Cagliari e quello di Oristano, l’area circostante il Mar Piccolo di Taranto, la foce del Tevere, la Versilia, le saline di Trapani e la piana di Catania (si veda l’immagine in fondo).
“Un sistematico di monitoraggio con mareografi e satelliti ed un’attenta programmazione delle attività antropiche che insistono sulle coste potrebbero essere di grande aiuto per prepararsi agli scenari futuri”, sottolineano i ricercatori ENEA.
Da questi studi emerge inoltre che l’Italia sarà soggetta ad un incremento della frequenza degli eventi estremi, come ad esempio alluvioni nella stagione invernale e periodi prolungati di siccità, incendi, ondate di calore e scarsità di risorse idriche nei mesi estivi.
Oltre all’Italia, anche Spagna meridionale, Grecia e Turchia risultano maggiormente vulnerabili rispetto al surriscaldamento del Pianeta.
Roma, 3 dicembre 2015

giovedì 3 dicembre 2015

Tassa sulla bicicletta: la proposta del Partito Democratico




La proposta del senatore Filippi del PD desta molta preoccupazione... 
 "L'obiettivo è la lotta all'abusivismo". 
Ma di cosa?
(un articolo sul Fatto quotidiano)

Nell’emendamento per modificare il Codice della Strada non si nominano mai, ma per i ciclisti il riferimento è evidente: il senatore livornese parla di una “definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”.

martedì 1 dicembre 2015

Più libri, più liberi 2015


Torna dal 4 all'8 dicembre 2015 Più libri più liberi, fiera della piccola e media editoria, nella consueta sede del Palazzo dei Congressi nel quartiere dell'EUR. Incontri, conferenze, tavole rotonde, reading, spettacoli e un logo "ciclistico" che ci fa molto piacere.
Comunicato Adoc

FAMIGLIE IN CRISI, PER ADOC I REDDITI SONO INSUFFICIENTI E LE SPESE PRIMARIE TROPPO ONEROSE, IN ITALIA REDDITO MEDIO INFERIORE DEL 25% ALLA MEDIA EUROPEA
Spese fondamentali per casa, alimentazione e trasporti assorbono il 70% delle entrate, così è impossibile andare avanti
Roma, 23 novembre 2015 – Secondo l’Istat una famiglia su due in Italia ha un reddito netto che sfiora di poco i 2mila euro al mese. Una situazione di indigenza aggravata, secondo l’Adoc, dal fatto che le spese primarie, per casa, alimentazione e trasporti, sottraggono il 70% del reddito disponibile, il 10% in più della media europea. La minore capacità reddituale degli italiani, inferiore del 25% alla media europea, pari a circa 629 euro in meno, è un dramma per oltre il 50% delle famiglie.
 “L’Istat certifica un quadro socio-economico preoccupante che, come Adoc, abbiamo più volte messo in evidenza. Il principale problema delle famiglie italiane è il reddito, spesso insufficiente a sostenere le spese fondamentali come casa, alimentazione e trasporti – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – sebbene i costi sostenuti da una famiglia italiana siano in linea con quelli europei, anzi complessivamente inferiori del 6,9%, a pesare enormemente è la ridotta capacità reddituale. Una famiglia italiana, mediamente, guadagna al netto delle tasse 2490 euro al mese, il 25% in meno di un’omologa famiglia nel resto d’Europa, la cui media si attesta sui 3119 euro mensili. E la situazione è ancora più gravosa per tutti quei nuclei familiari, circa la metà secondo le rilevazioni dell’Istituto di Statistica, che a malapena guadagnano 2mila euro mensili. Il dato Istat certifica inoltre un ulteriore allargamento del divario tra Nord e Sud Italia e la diseguaglianza dei redditi: dal 1985 a al 2012 l’indice di Gini, che misura proprio tale indicatore, è cresciuto da 0,31 a 0,33, con il 20% più ricco delle famiglie italiane che percepisce quasi il 38% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solamente il 7%. E’ evidente che c’è una difficoltà congenita sul lato reddituale, ogni euro speso “pesa” molto di più in Italia che in Germania o in Francia. E le conseguenze di questa situazione sono molteplici e tutte preoccupanti:
  • Difficoltà/incapacità a sostenere le spese fondamentali per la sussistenza
  • Difficoltà/impossibilità a sostenere spese improvvise e/o urgenti, in particolare spese mediche e dentistiche
  • Rarefazione delle spese straordinarie, in particolare per vacanze, studio e cultura, svago, sport
  • Maggiore indebitamento, con sempre maggiore rischio di collegamenti con la malavita
  • Maggiore ricorso alla ricerca della “fortuna” o al gioco d’azzardo
A nostro avviso occorre quindi incrementare le entrate familiari anche attraverso una riduzione del peso fiscale, sia sul lato dei costi e dei servizi offerti. Le spese per le utenze continuano ad essere molto elevate, in particolare per i servizi essenziali come luce, acqua e gas; la mancanza di un trasporto pubblico di qualità, efficiente e ramificato “obbliga”, di fatto, e in particolare nei grandi centri, all’utilizzo del mezzo privato, con un incremento delle spese eccessivo per la sostenibilità dei bilanci familiari. Servono inoltre nuove e maggiori detrazioni fiscali per le famiglie, in modo da alleggerire il carico di spesa. Questa situazione, con una crescita anche fisiologica dei prezzi di beni e servizi, in concomitanza con un blocco dei redditi, non solo ha messo in ginocchio le famiglie ma ha fermato ogni spinta ai consumi e agli investimenti, rallentando ogni percorso di sviluppo e di crescita del Paese.”
Analisi delle spese di una famiglia e incidenza sul reddito

Italia
Germania
Francia
Spagna
G.Bretagna
Svezia
Europa
Diff.% Italia Europa
Spesa alimentare
457 €
401 €
484 €
327 €
420 €
494 €
431 €
+6,20%
Pranzo fuori casa
130 €
160 €
180 €
170 €
300 €
200 €
190 €
-46,50%
Trasporto privato
Benzina
159 €
142 €
136 €
130 €
160 €
150 €
146 €
+8,90%
RCA
50 €
29 €
32 €
25 €
40 €
33 €
34,83 €
+42,90%
Trasporto Pubblico
35 €
65 €
50 €
42,50 €
82 €
75 €
58 €
-65,70%
Casa
688 €
736,50 €
811 €
568 €
1.140 €
780 €
787 €
-14,30%
Bolletta
162 €
218,50 €
153 €
120 €
198 €
87 €
156 €
+3,80%
Telefono + Internet
26 €
23 €
28 €
33 €
27 €
25 €
27 €
-3,80%
Cellulari
45 €
35 €
55 €
42 €
48 €
30 €
43 €
+4,60%
TOTALE
1.752 €
1.810 €
1.929 €
1.458 €
2.415 €
1.874 €
1.873 €
-6,90%
Stipendio netto (famiglia)
2.490 €
3.492 €
3.255 €
2.090 €
3.765 €
3.621 €
3.119 €
-25,20%
INCIDENZA SPESA/REDDITO
70,30%
52%
59,20%
69,70%
64,10%
51,70%
60,05%
+10%