sabato 28 novembre 2015

Nemo Gould

Nemo Gould, Cyclist#2, 2015
Nemo Gould è uno dei più grandi artisti viventi e lavora con oggetti riciclati. Il suo percorso è particolarmente interessante e il suo laboratorio è il sogno di ogni riciclatore. Chris Siracuse gli ha da poco dedicato un documentario, che si intitola Found. 'Trovato', come found object. E Gould gli oggetti sa trovarli, e sa farli parlare, li fa reincarnare, assemblati in sculture spesso mobili. La maestrìa tecnica di Gould è notevole, forse superiore alla sua qualità artistica. Ma gli artefatti che fuoriescono dal suo atelier posseggono un'aura particolare. Fatevi un giro anche nel suo sito, che si trova qui.

Oltre a costruire il ciclista che vedete sopra, Nemo ha realizzato tempo fa anche una bici vera davvero originale.


Arte, meccanica, automazione elettronica, lavorazione dei metalli, riciclaggio. Una parabola artistica ed esistenziale esemplare. Al grido di Turning trash to treasure... 



A me piace molto la scultura qui sotto, una sorta di studio, molto estremo e interessante:
Nemo Gould, Closed Circuit, 1998


venerdì 20 novembre 2015

Comunicato Greenpeace

Greenpeace denuncia i giganti dell’olio di palma che alimentano gli incendi nel Borneo
JAKARTA (INDONESIA), 19.11.2015 – Un’inchiesta di Greenpeace rivela oggi che gli incendi che negli ultimi mesi hanno distrutto le foreste torbiere del Borneo sono stati provocati da compagnie produttrici di olio di palma cosiddetto “sostenibile”.
I ricercatori di Greenpeace hanno esaminato tre piantagioni della regione occidentale e centrale del Kalimantan (Borneo indonesiano), dove sono stati registrati gli incendi più gravi durante la crisi ambientale e sanitaria che ha di recente colpito l’Indonesia. Queste piantagioni sono di proprietà delle compagnie indonesiane IOI Group, Bumitama Agri Ltd e Alas Kusuma group. Aziende che fanno parte di importanti enti di certificazione di sostenibilità, tra cui la Tavola Rotonda per l'Olio di Palma Sostenibile (RSPO) e il Forest Stewardship Council (FSC).
«Chiediamo ad RSPO e FSC di agire tempestivamente per fare chiarezza su quanto accaduto ed espellere le aziende complici del dilagare degli incendi che distruggono le foreste torbiere e soffocano il Sud-est asiatico», afferma Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia.
L’olio di palma ricavato da queste piantagioni viene immesso sul mercato da commercianti di materie prime come Wilmar International, IOI Loders Croklaan e Golden Agri Resources, e arriva anche nei prodotti di quei marchi internazionali che hanno adottato politiche di  “No deforestazione”.
«Quanto accaduto indica che purtroppo i progressi fatti finora dalle singole aziende che acquistano olio di palma sostenibile non sono sufficienti a evitare che i loro fornitori distruggano le foreste», continua Borghi. «Per risolvere il problema alla radice è indispensabile che le compagnie che acquistano e utilizzano materie prime indonesiane lavorino insieme per far rispettare un impegno globale del settore contro l'uso di olio di palma da deforestazione».
Vista la scarsa affidabilità degli schemi RSPO nel 2014 è nato il Palm Oil Innovations Group (POIG), con l’obiettivo di spezzare il legame tra la produzione di olio di palma e la deforestazione. Questo gruppo, che riunisce compagnie che producono e utilizzano olio di palma e ONG ambientaliste, mira a rafforzare e rendere più ambiziosi gli standard dell’RSPO, concentrandosi su tre tematiche: responsabilità ambientale, partnership con comunità locali e integrità  aziendale e di prodotto. Di recente hanno aderito a questa iniziativa marchi come Ferrero, Danone, Stephenson e Boulder, così come il gigante indonesiano dell’olio di palma Musim Mas Group.
Poche settimane fa, il presidente indonesiano Joko Widodo ha promesso di bandire ogni ulteriore sviluppo delle attività produttive che vadano a discapito delle torbiere, anche all'interno di concessioni già esistenti. Nonostante da diversi anni sia in vigore una moratoria sulle nuove concessioni di torbiere, questa sospensione non viene applicata con rigore dai governi locali e nei distretti, dove l'assegnazione delle terre è spesso legata alla corruzione. Una delle piantagioni esaminate da Greenpeace è infatti stata concessa nonostante il terreno in questione sia interessato dalla moratoria.
«Dal 1990 ad oggi, l’Indonesia ha perso un quarto delle sue foreste a causa dell’espansione indiscriminata delle piantagioni di palma da olio e cellulosa. Oggi tutti parlano della necessità di porre fine alla deforestazione, ma abbiamo bisogno di azioni urgenti, non solo di parole», conclude Borghi.

Leggi il report (in inglese) “Under fire

mercoledì 18 novembre 2015

Un sacerdote e medico italiano, Piero Parolari, 50 anni, è stato ferito in Bangladesh in un attacco con armi da fuoco . Parolari, che vive nel Paese asiatico da oltre 30 anni, è stato ferito mentre andava in bicicletta a Dinajpur, 300 chilometri a nord di Dacca.

martedì 17 novembre 2015

Gianni Piacentino








Gianni Piacentino
7 Novembre 2015 – 10 Gennaio 2016
Fondazione Prada   Largo Isarco, 2 Milano

mercoledì 11 novembre 2015

Pippo Civati, in un'intervista a Monica Guerzoni sul Corriere della sera, 8 novembre 2015.

"Io penso che il ponte sullo Stretto abbia dato la risposta a tutti gli interrogativi di Bersani. Mi auguro che la sinistra del Pd non chieda di aggiungere una pista ciclabile, per poi votarlo".

martedì 10 novembre 2015

Olivo Barbieri

"Girando in bicicletta - l'Emilia era ed è un angolo Cina, forse solo un po' più anarchica - olivo passava spesso da Correggio, nella piazza dove si innalza il monumento all'omonimo pittore". (Laura Lonelli, Cerco i luoghi del cambiamento", Il Sole-24 ore, 7 giugno 2015.

La mostra del fotografo Olivo Barbieri al Maxxi chiude il 15 novembre.

sabato 7 novembre 2015

Jean-Jacques Sempé









Uno dei più grandi disegnatori francesi viventi ha più volte espresso la sua devozione nei confronti della bicicletta. "Las Francia è la bicicletta", ha detto. Avercene altri così.
Sempé ricorda il suo profondo legame con la bici:
"Pensez donc qu'il faut des années à un pubard pour réfléchir à un visuel et inventer un concept ! Moi, j'ai eu l'idée en trente secondes. Pas une idée, d'ailleurs, mais une évidence : la France, c'est le vélo. La République, c'est la petite reine. Toute ma vie, j'en ai fait. Dans ma jeunesse, à Bordeaux, j'étais livreur cycliste pour un courtier en vins. Ensuite, je n'ai pas cessé de pédaler. Même à Paris. La bicyclette a enchanté ma vie et notre pays. J'ai encore la nostalgie du Tour de France, lorsqu'il était une fête populaire et qu'on jouait de l'accordéon aux étapes. Et comme les roues du vélo ont la rondeur parfaite des pièces, j'ai décliné ce moyen de transport pour les trois valeurs de la République".

venerdì 6 novembre 2015

Un ritrovamento davvero emozionante

Questa è la storia, semplice e miracolosa, di un ritrovamento. Tempo fa, pedalando, mi sono imbattuto in una chiave inglese ricoperta da uno strato abbastanza disgustoso di morchia. Al punto che, un sottile dubbio se raccoglierla o meno aveva aleggiato per un attimo. Ma solo per un attimo. Buttata la chiave in uno dei secchi denominati kaos nel Rotazioni Lab, pochi giorni fa, rimuginando, l'ho tirata fuori e ho deciso di pulirla. Era più un'idea di esercizio di satinatura e lucidatura a spingermi. Comincio a lavorare. Nel togliere la morchia dalla parte scanalata con un cacciavite, vengo abbagliato dalla scritta sorprendente e antica, come un Indiana Jones della spazzatura e del ritrovamento. La chiave 14 si rivelava essere un prodotto "Made in Ussr", quindi prodotta forse 30 anni fa nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Una cosa davvero impressionante, ritrovarla in una strada di Roma, buttata sul ciglio della strada e avvistata grazie alla bassa velocità della bicicletta nell'anno 2015... 

La chiave 14 Made in USSR, ripulita e pronta all'uso

Hergé, Tin Tin in bici


lunedì 2 novembre 2015

Pasolini in bicicletta

Esattamente quarant'anni fa - il 2 novembre 1975 - veniva ucciso a Ostia il più importante intellettuale italiano del secondo Novecento. Che amava molto anche la bicicletta. Un articolo del regista e scrittore Enzo Lavagnini, ricostruisce un avventuroso viaggio fatto in bici dal giovane Pasolini da Bologna a Venezia, e poi fino a Casarsa.



Pasolini: una lunga pedalata verso l’estate
di Enzo Lavagnini

fonte e articolo completo: www.cineclubromafedic.it, luglio 2015


La strada è bianca, dritta e senza fine; l’orizzonte è solo una piastra afosa, fatta del colo di una pianura immensa. I pedali pigiati come stantuffi. La bicicletta viene spinta in avanti: è pesante come fosse di sasso. “Quando arriva Venezia?”. “ Pedala, pigrone!”. La fatica non spegne le risate genuine dei due ragazzi. Lacrime di sudore gocciolano sugli occhi. Panni bagnati. Incrociano qualche rara vettura. Col sole tagliente tutto si confonde: la terra smossa dalle ruote poi lascia una piccola traccia fumosa del loro passaggio.
E’ una strana estate quella del 1940. Tutto è già cambiato, l’Italia è in guerra, eppure tutto sembra esattamente come sempre al suo posto: quei campi coltivati, i pochi contadini che li salutano, un ponticello, una fontana a cui rifocillarsi e riempire le borracce, i borghi rurali che attraversano.
Terminati gli esami universitari, il diciottenne Pier Paolo Pasolini è partito in bicicletta da Bologna per raggiungere Venezia. E’ insieme all’amico Ermes Parini (detto Paria) e la destinazione è una visita alla Biennale d’arte. Poi, da solo, Pier Paolo – e sempre in bicicletta – arriverà a San Vito di Cadore e in seguito fino a Casarsa. In tutto Pasolini compirà in bicicletta un giro di oltre 400 chilometri. Di questa piccola “avventura” muscolare egli scrive: “Ad ogni modo una cosa bella da essere confusa con un sogno, l’ho avuta: il viaggio da San Vito a qui, in bicicletta (130 KM): esso appartiene a quel genere di avvenimenti che non possono essere raccontati senza l’aiuto della voce e dell’espressione. L’alba, le Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le case e i sagrati estranei, l’accento estraneo, le cime e le valli nebbiose irraggiate dall’aurora”( lettera all’amico Franco Farolfi, agosto 1940).
Paria ogni tanto perde coraggio, Pier Paolo lo sprona. Ai curiosi occhi dei due giovani pedalatori, alimentati ad arte e letteratura, tutto appare splendido, sorprendente, poetico. Ogni immagine è una nuova suggestione. Tutto è incluso in una cornice sinfonica che racconta di un paese che l’estate sta asciugando dall’umidità invernale, di una passione giovanile per l’esplorazione, della forza dei muscoli. Hanno passato il Po e subito dopo cittadine come Adria, Cavarzere, Piove di Sacco, per poi cominciare a sentire l’odore salmastro della laguna. Pedalando e pedalando sono passati così dall’operosa Bologna all’incanto di Venezia. La visita alla Biennale è il naturale e necessario approfondimento degli studi (Pier Paolo studia con passione Arte all’Università, con Roberto Longhi), anche se le astensioni “politiche” della Francia, dell’Inghilterra, della Danimarca e della Russia menomano alquanto la rassegna, nella quale resiste il retorico concorso per affreschi e bassorilievi ispirato ai temi del “Duce ed il Popolo”, “dello Squadrismo”, della “Marcia su Roma”, dell’ ”Impero”, e dove comunque, tra la varia paccottiglia di regime, si possono osservare opere significative di Carlo Carrà, Gino Severini, Felice Casorati.   [...]