venerdì 4 aprile 2014

Intervista esclusiva a Paolo Bellino "Rotafixa", 3 aprile 2014

Nel quartiere Monti, la serata prende piede, tra stradine affollate, negozi fighetti, botteghe artigiane che rifioriscono e ristorantini. Alle sette meno un quarto, alcuni turisti già aspettano impazientemente che dalle cucine arrivi l'ok per sedersi. Nel negozio “Il biciclettaro” le attività fervono. Si perde tempo per capire come lavora al meglio un cambio interno Sturmey Archer, ma ci si prende cura anche della pulizia di un telaio, oltre che della meccanica.
Il percorso in fissa da Montesacro è filato liscio. Aspetto Paolo Bellino “Rotafixa” nel suo ambiente naturale, il suo barrio a cui è molto affezionato. Sta varcando il traguardo dei 50 anni: doveva festeggiare con un giro per il mondo, ma ora si frappongono ostacoli di natura burocratica. O sociologica, non saprei.
Generoso, insopportabile, caparbio, sfrenato, creativo, molesto, attivista del pedale, costruttore di telai, pittore, esperto di mobilità: sono molte le cose da chiedergli, anche che cosa ne è di Salvaiciclisti, la campagna a cui abbiamo partecipato entrambi (lui più di me).
Stamattina [3 aprile] m'è venuto in mente che, approssimandosi il mezzo secolo di Rotafixa, si approssimava anche il momento della sua partenza per il giro del mondo, secondo quanto dichiarato a più riprese sui suoi blog. Invece no, contrordine. L'ho chiamato e mi ha comunicato che ci sono problemi. Non basta aver perso tempo e soldi dietro ai visti, non basta essersi vaccinati, aver costruito una bici specifica. No, dietro l'angolo c'è l'ulteriore ostacolo. Il mio registratore a cassette Sony TCM-S64V viene estratto prontamente dallo zaino. Siamo vintage e adoperiamo strumenti consoni. Dopo un attimo di suspence per le batterie scariche, quelle ricaricabili di riserva alla fine mettono in movimento il motore. Siamo seduti sui gradini di un negozio alla moda. Possiamo iniziare.

Luca Conti (D): Sapevo che dovevi partire in questi giorni per il giro del mondo, che cosa è successo nel frattempo?
Paolo Bellino (R): Io partirò, solo che pensavo di partire adesso, ad aprile. La mia azienda – io lavoro in un'agenzia di stampa – non mi ha concesso l'aspettativa che mi spetta di diritto, per motivi ignoti, sostanzialmente. Posso anche capire quali sono i motivi, siamo stati in vertenza, devono licenziare venti persone, io anzi... [testo censurato dal Comitato Centrale del Rotazioni Lab].

D: Ma che cazzo dici? Questo lo tagliamo.

R: Non mi interessa più osservare quest'Italia che sta affondando nella melma.

D: Tornando al viaggio, tu devi partire, questa cosa l'hai decisa, hai fatto anche un itinerario di massima per questo giro intorno al mondo, tu vai in giro per il mondo, direi, non è “il giro del mondo”, perché il giro del mondo è troppo impegnativo, te ne vai per il mondo. Attualmente, quindi, è tutto fermo.

R: Guarda, io partirò da Roma  e tornerò a Roma, non importa granché il percorso, tanto tutto il pianeta ha le sue specifiche, è bello, per cui se io vado a Est o a Ovest non è che mi cambia tanto. Ho cambiato diverse volte il percorso. La prima volta volevo andare verso Est, secondo un percorso che mi risuonava abbastanza, per Israele, poi passare il ponte di Allenby, e andare in Giordania, poi scendere in Kuwait, Arabia Saudita, eccetera. Però poneva dei grossi problemi di tipo antropico, politico, geopolitico. Ho pensato quindi di andare a Ovest, partendo ad aprile: Spagna, poi prendo l'aereo per Cuba, poi prendo una nave per il Costa Rica. Giamaica, forse anche.

D: Questo era l'ultimo itinerario previsto?

R: Il penultimo. Poi quando l'azienda per la quale lavoro mi ha fermato l'aspettativa, ho proposto un altro periodo, che sarebbe giugno. Giugno sarebbe un po' troppo caldo per alcuni posti che voglio attraversare verso Ovest.

D: I Paesi tropicali in America...

R: E però comincia a essere decente per alcuni Paesi che voglio vedere comunque verso Est. Quindi ho ricambiato nuovamente itinerario nella mia testa, e lo farò, perché sono abituato a questo. Quando mi metto in testa una cosa, poi la realizzo.

D: Per i visti non ci sono problemi di scadenza?

R: Si possono fare di tre mesi, paghi un po' di più ma si possono fare. Per esempio, ho fatto un visto per la Russia che inizia da giugno e dura 90 giorni, quindi sono abbastanza a mio agio, anche perché l'itinerario che adesso ho scelto è andare verso il confine Est dell'Italia, poi andare in Slovenia, in Ungheria e poi a Mosca. Da Mosca prendere il treno, la Transiberiana.

D: Fino a Vladivostok?

R: No, non vado a Vladivostok. Mi fermo a Irkutsk. Non mi ricordo come...

D: In Mongolia?

R: No. è la città più grossa intorno al Lago Baikal. Lì scendo dal treno e vado in Mongolia, e poi a Pechino, poi penso o in Vietnam o in Corea.

D: Poi si vedrà.

R: Poi si vedrà. Questa è la cosa bella del Wandering, dell'andare in giro senza particolari esigenze e anche cambiando idea. Comunque voglio andare in Mongolia e penso che passerò da Ulan-Bator e poi da Pechino. Sarebbe bello anche passare in Corea del Nord, ma è un problemone.

D: Per i visti, soprattutto.

R: I visti, e poi passare dalla Nord Corea alla Sud Corea è quasi impossibile.

D: Cambiando discorso, tu adesso parti. Tutto quello che è stato fatto con Salvaiciclisti, questa lotta per la mobilità. Come vedi adesso la situazione? Siamo in una fase di stallo? Domani c'è il congresso della Fiab. Sembra tutto un po' fermo. Dal tuo punto di vista che cosa si potrebbe fare, che cosa si sta facendo adesso?

R: Guarda, io voglio un po' lasciare l'attivismo in Italia, perché, come dici tu, c'è uno stallo. È come se fossimo stati trascinati nuovamente dentro la melma. Io della Fiab non ho nessuna considerazione, perché sono vent'anni che è lì, e nulla è cambiato. Noi di Salvaiciclisti abbiamo fatto parecchio per far esplodere nella mente di tutti la ciclabilità urbana. Tutti hanno detto “bravi”, però nulla è accaduto. Io sono abbastanza convinto che ci sia bisogno di recuperare una strategia, cosa che le associazioni italiane non hanno affatto. E questo comunque, al momento, non mi riguarda più. Non mi interessa convincere gli altri ad andare in bicicletta, cosa che ho fatto per parecchio. Quello che ho pensato è: se volete cambiare vita, ora avete gli strumenti per farlo; e se non volete cambiare vita, fatti vostri. In realtà, sono anche fatti di tutti.

D: Sul fronte del viaggio, sarebbe interessante parlare della bicicletta che ti sei costruito da solo e dell'equipaggiamento. Che equipaggiamento, che bagaglio ti porti appresso?

R: Ho costruito una bicicletta che sostanzialmente è una specie di Rampichino Cinelli. È stata questa la prima mountain bike di questo Paese. Cinelli che ha sempre delle ottime intenzioni, a volte è avanti, altre volte segue. Ha fatto negli anni Ottanta una bici che si chiama Rampichino. A me non interessava di fare un rampichino, però secondo le mie esigenze ho fatto una bici, un telaio da 26, la forcella è da 28, però gli attacchi dei v-brake sono da 26, ma la forcella è da 28 e ha anche un foro per un'eventuale 28, se dovessi sfasciare la ruota anteriore. Tutto quello che ho fatto su questa bici è finalizzato al viaggi. Questa bici la chiamo 'utensile', altro nome non sono riuscito a trovarlo, perché è veramente un utensile, come se girassi una pinza. Questa bicicletta è un utensile ed è una bici in acciaio in congiunzione con quote abbastanza comode e un carro posteriore infinito, sono 450 mm, per non sbattere con i talloni contro le borse cariche. È comodissima, l'ho pensata comoda ed è uscita fuori veramente comoda, ci ho girato parecchie volte in questi ultimi mesi, ho fatto anche dei viaggetti di prova, ed è una bici in cui l'unica stanchezza che provi è quando sei stanco tu, non perché lei te la dà. È perfetta per me, come misure e come impostazione, ed è molto robusta, molto rigida dietro e una guidabilità estrema, quasi una poltrona, anche se non è una recumbent.

D: È a ruota fissa? [leggera ironia]

R: No, ha 27 rapporti. Ne ha 27, perché ho sbagliato a fare la spaziatura posteriore di 130, quando il mozzo era 135, quindi l'ultimo rapporto non entra. Quindi ho bloccato il deragliatore posteriore, altrimenti gratterebbe sul telaio. È stato un mio errore, ma va bene, capita.

D: Quindi tre corone...

R: Tre corone, 48, 36 e 28.

D: E pacco pignoni da 10.

R: L'ultimo è da 32, quindi rapporto inferiore a 1:1. E devo dire che è molto comodo quando sei con un forte carico.

D: E magari con il vento.

R: Ho bloccato l'ultimo pignone, perché urtava la catena.

D: Invece il bagaglio?

R: Ho un materassino autogonfiabile di cui non voglio fare il nome, perché è pubblicità. Il mio sacco a pelo in piuma d'oca, molto bello.

D: Per il freddo, perché se è caldo uno lo apre. É un -15 °C?

R: -20 °C. Infatti vado in Mongolia e nelle propaggini inferiori della Siberia, per cui...

D: Meglio abbondare.

R: Infatti il giubbotto di pile che hai visto stasera...

[Qui è necessario fare un'osservazione. Paolo indossava un giubbetto terrificante, tipo pelo di pecora grezzo, di colore verde. Mi consola solo il fatto che è stato ottenuto dal riciclo di bottiglie di plastica e non facendo lo scalpo a poveri ovini].

È leggerissimo e caldissimo, e si compatta pure bene. Una tenda da 1,100 Kg che serve solo a me e non ad altri, cioè è da una persona, uno c'entra pure stretto, pesa poco e ha anche questa particolarità, che ha una copertura che diventa un poncho, per cui se la pioggia battesse tanto, mi farei questo poncho, ovviamente bestemmierei a rotta di collo.

D: Ovvio.

R: Però capita. Tanto la bestemmia non fa mai male, ti serve a sfogarti. Ho fatto un fornelletto con dei pezzi di recupero. Ho delle medicine con me. Ho fatto una sola vaccinazione, quella per l'epatite A. Poi ho due pantaloni –  un pantaloncino e un pantalone lungo – due magliette, una camicia da me rifatta con le maniche lunghe, un giubbotto che ho da tanto tempo, per bicicletta, che è antivento. Un paio di pantaloni in goretex e un'altra giacca in goretex, che ho da tanti anni, è da montagna.

D: Attrezzi?

R: Sì, questo è un problema abbbastanza...

[Gli occhi dell'intervistatore s'illuminano, come a dire: “Infatti, è un problema serissimo”].

R: Per me, io sono un fanatico della meccanica...

[Si empatizza con il problema]

R: Cioè, io porterei con me il centraruote.

D: Certo. [risatina di complicità]. Come centraruote puoi usare la bici.

R: Esattamente. Siccome, finalmente ho una bicicletta con i pattini dei freni, posso usare quelli come riferimento.

D: Il problema sono le chiavi, smagliacatena...

R: Quelle ce le ho, lo smagliacatena ce l'ho. Poi ho un pezzo di catena...

D: Ricambi?

R: Solamente i raggi.

D: Camere d'aria? Due, tre, quattro?

R: Due. Poi tip top, colla, basta e avanza.

D: Copertone di riserva?

R: Copertone. Una nota ditta tedesca che fa...

D: Che tutti foraggiamo...

[risate]

R: Speriamo che tenga l'antiforatura. La bici l'ho fatta da 26 per questo. In qualsiasi posto del mondo.

D: Si dice sempre questa cosa, che il 26 pollici è universale.

R: È universale. Nei posti più sfigati trovi il 26, il 28 magari no. Però se trovassi il 28, metterei quello.

D: Potrebbe entrarci per entrambe le ruote?

R: E certo, basta che leghi la camera d'aria, oppure neanche la leghi, la inzeppi dentro e la gonfi. Però avere il 26 puoi mettere il 28, se avevi il 28 non puoi mettere il 26. Ho fatto la bici così per questo motivo qua.

D: La prossima intervista alla vigilia della partenza.

R: Ecco, una cosa. Io vorrei partire di nascosto.

D: Io pensavo a un evento, invece, con una bella biciclettata, con i fazzoletti, i panini ... [ironico]

R: No, è una cosa che mi ripugna.

D: Basta.

[l'intervistatore ci ripensa]

D:Allora, tu sei noto per il tuo carattere bellicoso, ti si potrebbe chiamare “bellicosino”. In un viaggio devi stare molto attento, perché ti trovi in realtà estranee. Hai pensato anche a questo, a un po' di diplomazia nel tuo modo di rapportarti con gli altri?

R: Io sono molto diplomatico, secondo me.

[risate dell'intervistatore]

R: È così.

D: Va bene.

R: Io sono convinto di essere diplomatico. Il punto è questo. In un Paese con l'elettroencefalogramma piatto come l'Italia, un po' di elettroshock ci vuole.

D: Però all'estero...

R: Non è solo all'estero. Anche i rapporti con la polizia, per esempio. Con la polizia ho sempre scherzato [il Comitato Centrale del Rotazioni Lab ha tagliato qui un pezzo insignificante]. A volte m'hanno menato, ma botte relative, sono anche stato arrestato due volte. E però sono ancora qua.

D: Quando hai detto questa cosa del viaggio, io ho avuto un'immagine. Paolo, conoscendolo, secondo me arriva al porto di Bari, si mette in mezzo a una rissa, lo picchiano e torna a Roma.

 R: A parte che ho cinquant'anni e le risse sono un ricordo del passato.

[Risate]

D: Tu, tra i pastori mongoli come ti comporterai? 

R: Tutte le volte che ho viaggiato in bicicletta...Ho viaggiato in bicicletta anche entrando e uscendo dai territori palestinesi, per entrare in Israele. Una volta anche in Irlanda del Nord, a Belfast. Non è che vado a rompere i coglioni agli altri. Se mi rompi i coglioni, io reagisco malissimo. Una volta, per esempio, mi hanno arrestato a Cipro, a Nicosia. Abbiamo fatto un giretto dentro la buffer zone, è stata una cosa strepitosa, che mi ricordo ancora adesso. E poi la polizia della parte greca di Cipro mi ha trattenuto in caserma per un po'. Non è che mi sono preoccupato tanto, non ho mai avuto guai in vita mia, guai seri non ce li ho mai avuti.

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